Intorno al mondo con Dicky - Il nostro inviato a Cannes - 01
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a cura di Ricardo Preve
IL NOSTRO INVIATO SPECIALE A CANNES - terza puntata
Questa immagine della Bergman mi apparve spesso nelle notti insonni a bordo della barca della contessa, un vero mirage, sempre effimero ed irraggiungibile. Solo una volta l’attrice svedese si lasciò avvicinare a sufficienza perché io potessi sfiorare con le mie labbra la sua mano: annusai un profumo di bergamotto, di pomogranati, di mandorle. Mi sembrò di ricordare che la ricetta di quel profumo era stata composta per la prima volta nella biblioteca di Pergamo al tempo della dinastia degli Attalidi, quando ne era direttore Cratete di Mallo. Ma dopo qualche secondo, questo improvviso ricordo svanì.
Raccontai la mia storia agli uomini dell’equipaggio, in quella maniera complice che usiamo noi uomini quando parliamo di donne. Cosi riuscii a conoscerli meglio, e a scoprire che erano nati tutti nel villaggio di Qalansiyah a Socotra, isola misteriosa nell’Oceano Indiano che custodisce l’ingresso al Golfo di Aden, e le porte del Mar Rosso (Bab al Mandab).
L’origine del loro aspetto nordico risaliva ai tempi della citta romana di Berenice, quando un centurione di origine longobardo, comandante di quella piazza italica sulla costa africana, impazzito dalla sete di fama e conquiste, portò la sua trireme troppo lontano, sino a naufragare sulla costa di Socotra. Fu lui l’unico sopravvissuto dell’equipaggio della nave romana.
La gente di Qalansiyah discusse su cosa fare con lo splendido maschio straniero. Decisero di lasciarlo vivere sino a che non avesse lasciato gravide 150 donne nubili dell’isola. Dopo di che fu condannato all’esilio, su un arido isolotto roccioso a qualche miglio da Socotra. Li sopravvisse qualche anno mangiando carne marcia di delfino, in quanto la sterile isolotto che gli era stato assegnato come dimora era il posto che i delfini di tutto l’Oceano Indiano sceglievano per morire.Negli
anni 1920 il nonno della contessa, all’epoca governatore coloniale
dell’Eritrea, approdò a Qalasinyah a bordo di una puzzolente e arrugginita
cannoniera della Regia Marina. Forse, nelle menti dei discendenti del
centurione romano, la presenza del nobiluomo italiano svegliò ricordi atavici
che dormivano per secoli. Il risultato fu che gli splendidi uomini dell’isola,
e le loro consorti, si traslocarono a Massaua al servizio del governatore, e fu
fra i loro discendenti che la contessa scelse l’equipaggio per il suo
“Delfino”. I marinai non persero mai l’abitudine di masticare il qat. Fu forse
un eccesso dell’uso di questo allucinogeno che portò uno di loro a strangolare
il governatore con la corda della campana della cannoniera.
Fonti
incerte mi dicono che altri discendenti di Socotra sono menzionati nel famoso
trattato “Voyage a Méroé, au fleuve blanc, au-delà de Fazoql, dans le midi
du royaume de Sennás, a Syouah et dans cinq autres oasis; fait dans les années
1819, 1820, 1821, et 1822. “, forse scritto dal rinomato botanico francese
Frédéric Caillaud di Nantes, libro che cercai di rubare dalla biblioteca
dell’Ashmolean Museum ad Oxford qualche anno fa. Altri confutano le mie tesi.
Ma riprendiamo il filo della storia.Per quanto incredibile possa sembrare gli appunti che avevo meticolosamente scritto per la contessa nel mio taccuino duravano solo qualche ora sulla carta: il giorno seguente risultavano sempre misteriosamente cancellati. Riscriverli non serviva a niente, era ogni giorno la stessa storia. Hitchcock osservava i miei sforzi con un sorriso consapevole ed ironico, fino a corroborare in me la certezza che avesse incontrato tanti altri corrispondenti che mi avevano preceduto nel servizio alla contessa. Il capitano del “Delfino” mi confessò che la contessa poteva essere molto crudele se non accontentata, e mi rassegnai a non vedere mai più le dorate acque del mio amato Rio de la Plata. È così è andata
L’ultima
impressione nitida che ho del mio essere vivo è la visione della spiaggia sulla
Croisette, laddove mi ero svegliato accanto a Hitchcock. Lui è ancora li, col
sorriso consapevole di quelli che sanno cosa siano la tristezza e la paura. Mi
vede guardare l’acqua tranquilla che lambisce con piccole onde la sabbia
francese. Non è necessario dirci nulla nel momento in cui vedo apparire un
delfino morente nelle fetide acque del porto. So in che modo deve compiersi il
mio destino. Entro in mare, vestito, la mia valigia di cartone assurdamente in
mano. Il sangue del delfino e il mio si mescolano nell’acqua salata.
Sopra,
nel cielo cobalto blu dalla schiacciante trasparenza, tuonano i motori di un
aereo che, prima di chiudere per sempre gli occhi, non riesco a vedere.
3
recensioni
11 Giu 2022
Ricky, ma che fantastico racconto!
A tratti sembra una storia di Corto Maltese intrisa e grondante delle esotiche reminiscenze di quel grande artista (e non solo fumettista) che è Hugo Pratt.
Ma la tua storia è prima di tutto tua, con tutto il tuo stile ed esperienza.
Bravo, bravo, bravo.
Grazie, grazie, grazie.
A tratti sembra una storia di Corto Maltese intrisa e grondante delle esotiche reminiscenze di quel grande artista (e non solo fumettista) che è Hugo Pratt.
Ma la tua storia è prima di tutto tua, con tutto il tuo stile ed esperienza.
Bravo, bravo, bravo.
Grazie, grazie, grazie.
Valeria
05 Giu 2022
Per fortuna che questo inviato è il tuo omologo degli anni ‘50….sennò come faremmo noi oggi??? :)
Mario
22 Mag 2022
Geniale.
Questa volta ci hai lasciato senza parole. Sembra un film di Bunuel raccontato da Borges. Però, caro Ricardo, il cliffhanger è stato un colpo basso...
Questa volta ci hai lasciato senza parole. Sembra un film di Bunuel raccontato da Borges. Però, caro Ricardo, il cliffhanger è stato un colpo basso...