Intorno al mondo con Dicky: Cartoline dall'Argentina: Terra
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a cura di Ricardo Preve
Questo articolo è il quarto di una serie di cinque scritti originalmente per il Los Angeles Times in spagnolo.
CARTOLINE DALL'ARGENTINA: TERRA
Scrivo queste righe dall’ottavo pase più grande del mondo. L’Argentina ha una superficie di 3,7 milioni di kilometri quadrati, che si estendono dal Tropico di Capricorno sino ad un settore dell’Antartide. Se si viaggia lungo questo immenso paese da nord a sud, allontanandosi dall’Equatore, si passa dai paesaggi tropicali come quelli delle cascate dell’Iguaçu alla frontiera con il Brasile, alla gelida Patagonia con i suoi ghiacciai eterni di neve bluastra.
È importante sapere che questo paese immenso, lo spazio fisico nel quale si sviluppa la vita di questa nazione è stato oggetto, e continua ad esserlo, di innumerevoli conflitti fra coloro che la abitano.
Rimanderò ad un altro articolo la storia delle conquiste coloniali spagnole, cominciate all’inizio del secolo XVI, e delle guerre contro le popolazioni indigene prima dell’indipendenza argentina.In Argentina, all’epoca in cui essa si era già consolidata come nazione, i discendenti dei coloni europei passarono la maggior parte di tre secoli lottando tra loro, più che contro nemici esterni, veri o supposti tali.
In
Argentina il grande conflitto si è sempre consumato, e continua ad esserlo, tra
la vasta campagna dalla vita più tranquilla, e la frenetica e agitata capitale
Buenos Aires; cioè il semplice contadino contra il sofisticato professionista
urbano.
Buenos
Aires con la sua dogana coloniale conquistò da subito il potere economico del
paese, e quindi anche il controllo degli affari della politica. Qui la gente
dice “Dio è dappertutto, ma dà appuntamenti solo a Buenos Aires.”
Il
conflitto per il dominio della terra presto si manifestò con la nascita di due
partiti politici. Gli “unitari” che sostenevano il dominio di Buenos Aires sul
resto del paese, e i “federali”. Questi ultimi erano., invece, a favore di un
modello costituzionale che preservasse l’indipendenza delle singole regioni.
Fu
sparso molto sangue su questa terra argentina, sangue che scaturì da un gran
numero di battaglie, sino alla fine del secolo XIX. Da lontane schermaglie in
cui grappoli di uomini si uccidevano a coltellate in qualche remoto villaggio
rurale, sino alle grandi battaglie di Caseros (1852), Cepeda (1859), e Pavon
(1861) in cui gli eserciti unitari di Buenos Aires e quelli federali delle
regioni si confrontarono con fucili e cannoni, così delineando il futuro
politico del paese.
Non
sfuggirà al lettore l’assurdità di lottare per la terra in un paese di vuote immensità.
Sino all’arrivo di milioni d’immigranti europei a fine del secolo XIX, e
principi del secolo XX, in Argentina c’era sovrabbondanza di terra.
Con
l’arrivo degli immigranti europei, l’Argentina cercò di controllare l’immenso
territorio che aveva sempre considerato come suo, ma che non aveva mai
effettivamente amministrato. Sino alla metà del secolo XIX la proprietà che le
autorità argentine vantavano sulle vaste pianure, che qui si conoscono come “la
Pampa”, si fermava a qualche centinaio di kilometri da Buenos Aires. Alla
frontiera, una debole catena di precari forti costruiti con pali e fango non garantiva
una difesa effettiva contro le invasioni degli indiani.
Ma
la forte crescita demografica, e l’arrivo di tecnologie come armi moderne e
ferrovie, permise al governo argentino di cominciare una lotta armata contro le
popolazioni aborigeni che alcuni leggono come una colonizzazione, mentre altri
denunciano come un genocidio.
Il
generale Julio Roca, prima come ministro della guerra, e poi come presidente,
portò avanti dal 1879 al 1885 la cosiddetta “Conquista del Deserto”, che ancora
oggi è oggetto di un intenso dibattito nella società argentina. Durante questa
campagna militare l’Argentina conquistò l’effettivo controllo della maggioranza
delle terre che oggi costituiscono la nazione, scacciando dal territorio le etnie
originarie che abitavano le grandi pianure sin da tempi preistorici.
Questo effettivo dominio delle terre permise all’Argentina la produzione di enormi quantità di alimenti (grano e carne) che diedero da mangiare al mondo durante tutto il secolo XX. Ancora oggi la terra argentina soddisfa la crescente domanda di proteine animali e vegetali delle economie asiatiche.
Ma il conflitto per la terra continua in Argentina. Forse non così concretamente per la presa di possesso fisica della terra come succedeva nel passato (sebbene qui la stampa spesso riferisca di occupazioni illegali di terreni da parte di senza tetto, ed esista un movimento di rivendicazione dei diritti dei popoli originari che ha preso rilievo in tempi recenti), ma piuttosto una lotta per il controllo delle entrate fiscali.
Ormai da un paio di decenni in Argentina si discute la questione delle tasse alle esportazioni: queste sono essenzialmente tasse che il governo nazionale, che si trova a Buenos Aires, carica sulla produzione agricola proveniente dall’interno del paese. Queste tasse sono uno strumento chiave per il controllo di una parte dei miliardi di euro che entrano in Argentina attraverso le esportazioni di prodotti agricoli, ma sono viste dai proprietari delle grandi tenute agricole dell’interno del Argentina come una violazione dei loro diritti di proprietà.
Questo conferma che, malgrado tanto sangue versato, il conflitto per la terra, l’antica lotta fra Buenos Aires e la campagna, in Argentina continua ininterrotta.
3
recensioni
giorgio martino
21 Nov 2021
“Dio è dappertutto, ma dà appuntamenti solo a Buenos Aires.” Questa citazione è geniale e può certamente essere declinata, con le opportune varianti, anche da noi.
Hai scelto delle immagini di "landscapes" ed proprio lo "spazio" quello che eccita il nostro immaginario quando si immagina l'Argentina.
Non so come mai ho per troppo tempo rimandato un viaggio nella tua terra, ma i tuoi racconti evocativi potrebbero essere un buon pretesto per progettare una nuova avventura! Grazie Dicky!
Hai scelto delle immagini di "landscapes" ed proprio lo "spazio" quello che eccita il nostro immaginario quando si immagina l'Argentina.
Non so come mai ho per troppo tempo rimandato un viaggio nella tua terra, ma i tuoi racconti evocativi potrebbero essere un buon pretesto per progettare una nuova avventura! Grazie Dicky!
Ricardo Preve
14 Nov 2021
Grazie Costanza! Le foto sono state prese nella regione Chubut di Patagonia (portone giallo), nel nord-ovest dell'Argentina lungo gli Andes (le tre del mezzo), e a Tierra del Fuego (quella del faro) durante un mio viaggio come fotografo qualche anno fa.
Costanza
14 Nov 2021
Grazie, Ricardo, molto molto interessante!
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