Strega 2024 1 - 3
PREMIO STREGA 2024
Si candida a leggerlo:
2
recensioni
Claudia
28 Apr 2024
Premesso che il compito di rendere appassionante una vicenda storica ambientata durante l’impero bizantino era sicuramente improbo, trovo che l’autrice non sia riuscita nell’impresa.
I personaggi, le vicende drammatiche, tradimenti, omicidi scorrono freddi come mosaici dallo sfondo dorato. Effetto voluto? Forse, ma certo il lettore procede con fatica e senza entusiasmo. A mio avviso il tentativo di rendere letterariamente appetibile un periodo storico cosi trascurato e misconosciuto è fallito, svelando lo scarto tra competenza storica e letteratura.
Il ricordo, per contrasto, va all’’esilarante Enrico Maria Salerno, bizantino affettato della mitica “Armata Brancaleone”…
I personaggi, le vicende drammatiche, tradimenti, omicidi scorrono freddi come mosaici dallo sfondo dorato. Effetto voluto? Forse, ma certo il lettore procede con fatica e senza entusiasmo. A mio avviso il tentativo di rendere letterariamente appetibile un periodo storico cosi trascurato e misconosciuto è fallito, svelando lo scarto tra competenza storica e letteratura.
Il ricordo, per contrasto, va all’’esilarante Enrico Maria Salerno, bizantino affettato della mitica “Armata Brancaleone”…
cristiana buttiglione
22 Apr 2024
colpita dalla giovane età della scrittrice e forse suggestionata per questo positivamente e negativamente, ho letto con ritrovata passione storica questo libro, e sono rimasta affascinata dallo stile, diverso, da studiosa, pieno di espressioni greche, impegnativo, poetico e "omerico". Ho percepito uno sforzo stilistico teso a creare una atmosfera tipo poema antico, in cui i personaggi si muovono spinti dal loro inesorabile destino. Il linguaggio ricalca i poemi studiati a scuola, ma non è noioso e se letto con concentrazione ti porta dentro l'impero bizantino, e ti fa respirare quell'epoca, o per lo meno la suggestione riesce !
1 recensione
Claudia
29 Apr 2024
Premesso che il compito di rendere appassionante una vicenda storica ambientata durante l’impero bizantino era sicuramente improbo, trovo che l’autrice non sia riuscita nell’impresa.
I personaggi, le vicende drammatiche, tradimenti, omicidi scorrono freddi come mosaici dallo sfondo dorato. Effetto voluto? Forse, ma certo il lettore procede con fatica e senza entusiasmo. A mio avviso il tentativo di rendere letterariamente appetibile un periodo storico cosi trascurato e misconosciuto è fallito, svelando lo scarto tra competenza storica e letteratura.
Il ricordo, per contrasto, va all’’esilarante Enrico Maria Salerno, bizantino affettato della mitica “Armata Brancaleone”…
I personaggi, le vicende drammatiche, tradimenti, omicidi scorrono freddi come mosaici dallo sfondo dorato. Effetto voluto? Forse, ma certo il lettore procede con fatica e senza entusiasmo. A mio avviso il tentativo di rendere letterariamente appetibile un periodo storico cosi trascurato e misconosciuto è fallito, svelando lo scarto tra competenza storica e letteratura.
Il ricordo, per contrasto, va all’’esilarante Enrico Maria Salerno, bizantino affettato della mitica “Armata Brancaleone”…
Si candida a leggerlo:
0
recensioni
4 recensioni
Patrizia Del Carretto
30 Mag 2024
Forse il voto giusto sarebbe tre stelle, ma è una storia interessante che mi ha molto commosso per questo metto 4 stelle
Valeria
28 Apr 2024
Adelaida Gigli, figlia di Lorenzo, noto pittore, era nata nel 1927 a Recanati ed emigrata in Argentina all’età di 4 anni. Personaggio eccentrico e carismatico, travolta dalla Storia del paese che l’ha accolta bambina, rientra nella nativa Recanati ed è qui, si suppone, che il ben più giovane autore, nativo di Buenos Aires e come lei fuggito dalla dittatura militare, ne diventa amico raccogliendo la testimonianza di una vita ricca segnata da affascinanti frequentazioni e grandi dolori. Il libro è in fondo un omaggio a questa amicizia ed il racconto di una vita straordinaria.
Se la prima parte, a mio avviso, non riesce a travalicare i limiti di una cronistoria piatta e monocorde, necessariamente funzionale a creare lo scenario per motivare il rientro di Adelaida in Italia, la seconda, in presa diretta, è certamente più viva e intensa, e particolarmente toccante nelle ultime pagine.
Un peccato insomma, a mio avviso, che le due narrazioni non riescano a saldarsi con pari intensità e ricchezza espressiva. Un libro interessante, comunque, per chi voglia conoscere meglio gli anni tormentati dell’Argentina ed il dramma dei desaparecidos.
Se la prima parte, a mio avviso, non riesce a travalicare i limiti di una cronistoria piatta e monocorde, necessariamente funzionale a creare lo scenario per motivare il rientro di Adelaida in Italia, la seconda, in presa diretta, è certamente più viva e intensa, e particolarmente toccante nelle ultime pagine.
Un peccato insomma, a mio avviso, che le due narrazioni non riescano a saldarsi con pari intensità e ricchezza espressiva. Un libro interessante, comunque, per chi voglia conoscere meglio gli anni tormentati dell’Argentina ed il dramma dei desaparecidos.
Irene
25 Apr 2024
Romanzo singolare, che fa luce sulla storia di una donna, che ha lottato per tutta la vita contro il potere della dittatura, convivendo con il ricordo atroce dei suoi figli trucidati in Argentina e con la nostalgia della sua amata terra ma purtroppo abbandonata.
Scritto mirabilmente e accompagnato qua e là dallo stile della tragedia greca a me tanto cara, di cui l'autore pare essere ottimo conoscitore, nelle citazioni di Euripide e non solo.
Purtroppo a malincuore non so se potrà entrare nella cinquina
Scritto mirabilmente e accompagnato qua e là dallo stile della tragedia greca a me tanto cara, di cui l'autore pare essere ottimo conoscitore, nelle citazioni di Euripide e non solo.
Purtroppo a malincuore non so se potrà entrare nella cinquina
Iole
24 Apr 2024
Lo scrittore italo-argentino Adrian N. Bravi ricostruisce con garbo e in maniera rispettosa la storia, la vita dell’artista italo-argentina Adelaida/e Gigli. Lo fa attraverso i racconti, le parole che la stessa Adelaida gli ha confidato, in un rapporto stretto di vicinanza e amicizia che arriva sino all’ultimo giorno di vita di Adelaida e anche oltre. Racconta Adelaida attraverso le opere della stessa artista, attraverso le parole e i ricordi degli artisti, intellettuali argentini che la dittatura ha costretto alla fuga, all’esilio, alla lontananza, il gruppo di intellettuali di cui Adelaida ha fatto parte. Adelaida ha perso i suoi due figli in Argentina, Mini e Lorenzo, sono ‘desaparecidos’. Il libro inizia proprio il 29 agosto 1976 allo zoo di Buenos Aires, il giorno in cui Mini sarà catturata, di lei non si saprà più nulla. Un dolore che Adelaida si porta dentro.
“Mi chiamo Adelaide Gigli, sono di nazionalità italiana, nata a Recanati. A tre anni mio padre emigrò in Argentina, e a Buenos Aires trascorsi tutta la mia vita. Circostanze personali e storiche mi costrinsero ad abbandonare il paese di adozione e a scegliere il mio paese di origine”.
Adelaida è “stata una donna con molte vite; ha saputo scrollarsi di dosso la storia che le era toccata in sorte e ricominciare tutto da capo”.
“Mi chiamo Adelaide Gigli, sono di nazionalità italiana, nata a Recanati. A tre anni mio padre emigrò in Argentina, e a Buenos Aires trascorsi tutta la mia vita. Circostanze personali e storiche mi costrinsero ad abbandonare il paese di adozione e a scegliere il mio paese di origine”.
Adelaida è “stata una donna con molte vite; ha saputo scrollarsi di dosso la storia che le era toccata in sorte e ricominciare tutto da capo”.
Si candida a leggerlo:
3
recensioni
CLELIA
11 Apr 2024
mi candido
Iole
06 Apr 2024
Mi candido
Costanza
05 Apr 2024
Mi candido
5 recensioni
Irene
26 Giu 2024
Concordo in tutto con Clelia, anche se tardivamente
Claudia
14 Mag 2024
Ancora uno storico che si dedica alla narrativa. Memorie e clima mi sembrano le parole chiave di questo romanzo. Le memorie sono quelle del protagonista che, alla soglia della maturità ed in profonda crisi, ripensa con rimpianto alle vicende della propria giovinezza, mentre i cambiamenti climatici ed in particolare la piccola glaciazione della fine del 1500 sono il campo di ricerca storica del protagonista stesso. Due piani narrativi che, a mio parere, non sempre sono ben combinati e coerenti. Nell’insieme la struttura mi sembra artificiosa anche se la lettura è piacevole.
Clelia
30 Apr 2024
Ho dimenticato di scrivere che i capitoli sono legati fra loro con uno stratagemma riuscito, per cui il completamento della frase di chiusura di un capitolo costituisce il titolo di quello successivo. Mi ha divertito.
Iole
28 Apr 2024
Il protagonista è uno storico di professione, capace di indagare il passato, di ricostruirlo attraverso fonti, ricerche, ma è capace di ricostruire il suo passato personale per leggere il suo presente? Si possono ricostruire relazioni interrotte, finite male? Si può creare una memoria condivisa delle nostre relazioni con gli altri?
Il romanzo si muove fra la ricostruzione storica di un lunghissimo inverno che ha travolto l’Europa alla fine del 1500, rendendo ghiacciato il Lago di Costanza, costringendo gli abitanti a fare i conti con questa crisi climatica, dove il linguaggio è aulico, alto e l’inverno personale del protagonista, il Lago ghiacciato del suo passato e infine del suo presente, il linguaggio si fa dialogo per raccontare le relazioni fra umani che si sfiorano, si scontrano, si avvicinano, si allontanano, fra possibilità e aspettative deluse di cui sono fatte le nostre vite.
Il romanzo si muove fra la ricostruzione storica di un lunghissimo inverno che ha travolto l’Europa alla fine del 1500, rendendo ghiacciato il Lago di Costanza, costringendo gli abitanti a fare i conti con questa crisi climatica, dove il linguaggio è aulico, alto e l’inverno personale del protagonista, il Lago ghiacciato del suo passato e infine del suo presente, il linguaggio si fa dialogo per raccontare le relazioni fra umani che si sfiorano, si scontrano, si avvicinano, si allontanano, fra possibilità e aspettative deluse di cui sono fatte le nostre vite.
Clelia
28 Apr 2024
Lettura per me poco accattivante, un po’ noiosa. Il protagonista rispolvera una manciata di contatti persi da una quindicina di anni, per aver riscontro di quanto avessero visto in lui, di quanto i suoi ricordi siano condivisi o diversi, ma piccole storie. Ogni tanto è inserito un capitolo sulla glaciazione del lago di Costanza (di cui il protagonista è studioso) come metafora del disgelo de suoi contatti dopo un’epoca di vita egocentrica. Metafora debole e debolmente legata, finale un po’ patetico (il dialogo con la figlia di una ex fidanzata direi poco verosimile); la scrittura in diversi punti mi è parsa imprecisa. E in ogni modo tediare le persone per chiedere loro di parlare di sé mi sembra più che un disgelo un persistere del suo egocentrismo. Direi non candidabile alla cinquina.