...e le letture che proponete voi - gli scompaginati

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...e le letture che proponete voi

NUOVE PROPOSTE
Cari Scompaginati, d'ora in poi troverete qui sotto tutti i libri che avrete proposto volta per volta con le relative sinossi: in questo modo chiunque in qualunque momento potrà ripescare i titoli proposti ma non scelti e..fidarsi di chi li ha suggeriti!

Buona lettura, come sempre,

Valeria
Proposto da Betta il 18.09.2024

Questo è uno dei libri proposti per il prossimo incontro. Se vuoi leggere altre impressioni clicca qui


Proposto da Gianna il 18.09.2024

Daniela si scopre malata per caso, quando dagli esami del sangue emerge un valore anomalo. Come un ladro educato che ha bussato prima di entrare, la sindrome di Sjögren le sottrae un po’ alla volta il senso di posizione del suo corpo nello spazio. Prima le dita, poi la mano, quindi il volto, le gambe. Senza la consapevolezza del proprio corpo è come non essere più parte di quel corpo. Con l’aspettativa e il timore di una vita anestetizzata, Daniela rimodula la sua esistenza riuscendo a fare di ogni perdita un’opportunità (fonte IBS).

Questo è uno dei libri proposti per il prossimo incontro. Se vuoi leggere altre impressioni clicca qui
Proposto da Gianna il 18.09.2024

Un invito al museo. Se per molti è una circostanza piacevole, nell’esistenza di Elena e Andrea assume un significato più importante. In gioco c’è una promessa che si sono fatti molti anni prima: comunque fosse andata la vita, si sarebbero rivisti nel “loro” museo. Un impegno tra due innamorati può non essere mantenuto? Eppure ci sono strappi destinati a travolgere anche le situazioni più stabili. Iniziano con un filo che si tira, per errore o per caso, e un movimento inconsulto finisce per aprire una lacerazione nella maglia. A tenere uniti i due lembi, nelle vite di Elena e Andrea, era stata la presenza del figlio Enrico. Poi niente ha potuto impedire lo strappo che, a distanza di tempo, ha reso il museo l’unica zona franca in cui provare a ricucire ciò che ormai sembrava compromesso (fonte iBS)

Questo è uno dei libri proposti per il prossimo incontro. Se vuoi leggere altre impressioni clicca qui
Proposto da Antonio il 18.09.2024

Uno scrittore inglese (alter ego dell’autore) rievoca la sua storia d’amore con una donna ebrea, bellissima, ricca e misteriosa conosciuta ad Alessandria, e il triangolo molto pericoloso con il marito di lei. Intrighi politici, riflessioni letterarie, perversioni sessuali sono tutti elementi portanti di questo romanzo che, nel 1957, inaugurò il famoso «quartetto» dedicato alla città mediorientale, crocevia di lingue, culture e popoli, ispiratrice di infatuazioni di ogni genere. La smania di assoluto e l’erotismo metafisico che Durrell condivideva con il suo amico Henry Miller si snodano in un allucinato gioco di specchi che travolge quattro personaggi indimenticabili.  (fonte: EINAUDI)

Proposta di Mario del 18.09.2024

Vi piacerebbe passare una serata in compagnia di Quentin Tarantino che vi racconta le sue esperienze di giovane cinefilo negli anni '70, vi dice quali sono i film che lo hanno più influenzato e vi spiega come furono realizzati e perchè sono così belli? La lettura di questo libro è probabilmente la cosa che si avvicina di più ad una simile esperienza, anche perchè il grande Quentin scrive in un modo che ricorda da vicino il parlato dei suoi personaggi. Dei film citati in questo libro alcuni sono quasi sconosciuti da noi, ma molti, da Bullit a Fuga da Alcatraz, da Taxi Driver al Giustiziere della Notte, saranno certamente impressi nella vostra memoria.
proposta di Guya del 10.07.2024:

Uscito nel 97, Pulitzer nel 98, un vero e proprio “caso” quando uscì; è stato un iniziatore di un modo nuovo di raccontare la nostra storia in maniera interdisciplinare negli ultimi 13 mila anni; vuole rispondere alla domanda perchè la civiltà è nata in occidente?
Perchè leggerlo: un libro affascinante, che rapisce come un giallo, scritto molto bene, godibile fino all’ultima pagina, un affresco di storia, geografia, biologia, genetica..
 tempo di lettura: 2-3 settimane la sera

proposta di Guya del 10.07.2024:

12 racconti ironici, pieni di fantasia, surreali, sull’origine dell’universo.
Perchè leggerlo: un libro originale, geniale, divertente ma profondo; tanta ironia con "sul far del giorno" e "tutti in un punto”, commozione e poesia con “i dinosauri”.
tempo di lettura: qualche sera

Questo è uno dei libri proposti per l'estate. Se vuoi leggere altre impressioni clicca qui
proposta di Antonio D. del 10.07.2024:

E' la storia di una faina che si muove in un mondo a volte violentemente animale a volte umanizzato. Questo continuo passaggio tra i due mondi mi ha spiazzato e mi ha costretto a guardare la parte animale che è in noi.
 
 
proposta di Anna del 10.07.2024:

Il romanzo, pubblicato postumo con Feltrinelli nel 1958 (dopo essere stato proposto senza successo a Mondadori ed Einaudi), rappresenta un capolavoro della letteratura italiana (ha vinto il Premio Strega nel 1959) e non solo. Un classico senza tempo. Un romanzo storico che non dimentichi.
Ambientato nella Sicilia risorgimentale nell’arco di tempo che va dal 1860 (con l’arrivo dei Garibaldini a Marsala) al 1910.
Nelle otto “parti” si descrivono con uno stile raffinato e coinvolgente gli avvenimenti che riguardano l’affascinante figura del Principe Fabrizio di Salina e della sua numerosa famiglia. Si raccontano i mesi trascorsi nell’aristocratica residenza estiva di Donna Fugata dove l’affezionato nipote di don Fabrizio, Tancredi, conoscerà la futura bellissima sposa Angelica, figlia di Don Calogero Sedara, ricco sindaco del paese e rappresentante della nuova classe sociale borghese.
Finisce l’era borbonica e la Sicilia viene annessa al Regno di Sardegna ma l’isola non è ancora pronta né in realtà lo desidera. Tutto cambia affinché nulla cambi. E così Don Fabrizio rifiuta, con riflessioni profonde e realistiche, la carica di senatore del neo regno sabaudo che gli era stata offerta: riflessioni che emergono in tutto il romanzo, sulla vita, sulle stelle, sulla morte e che ci regalano un ritratto della sua amata Sicilia indimenticabile.
proposta di Cristiana del 10.07.2024:

Libro solo iniziato, ma molto apprezzato per lo stile, la profondità, e la capacità di introdurre il lettore nella vita del giovane Spinoza, e nel delirio nazista antisemita di 300 anni successivo.
Le due parti della storia si alternano in un modo così sapiente che stupisce.
Il protagonista “ariano” Rosenberg, stretto collaboratore di Hitler, è preda di una fascinazione totale verso il geniale pensiero di Spinoza, e a questo punto, dato il dominio imposto dal Reich sui Paesi Bassi, può sperare di impadronirsi della biblioteca personale del filosofo ebreo.
proposta di Cristiana del 10.07.2024:

Come anticipato durante la riunione, in una fase storica e geopolitca in cui il pensiero occidentale è duramente contestato, propongo la lettura di un classico del 900 cinese, letto da mio figlio Umberto che vive in Cina.
In base all’analisi della letteratura cinese rispetto a quella occidentale, come mi è stato riferito, e quindi attraverso la lettura di questo classico, dovremmo ricavare la basilare differenza che ha notato lui, per cui nella letteratura cinese l’introspezione del personaggio conta poco, mentre la narrazione si costruisce sugli eventi esterni, letteratura come specchio di una società non individualista, e più mossa da dinamiche collettive.
Quanto alla trama, racconta la vita di un tiratore di risciò a Pechino negli anni 20. Il ragazzo, inizialmente onesto e dedito al lavoro, verrà travolto dagli eventi storici, finendo col perdere la propria onestà e il proprio rigore.

Questo è uno dei libri proposti per l'estate. Se vuoi leggere altre impressioni clicca qui
 
proposta di Costanza del 10.07.2024:

Dall’autore del premio Strega “Due vite” un altro romanzo che mi è piaciuto molto. Trevi scrive questo libro come omaggio al padre, psicoanalista junghiano, riuscendo ad accostare considerazioni e approfondimenti sugli studi psicoanalitici a esilaranti sipari sulla sua rocambolesca vita da scapolo, descrizioni di visioni e invasioni notturne, traslochi senza un senso logico e scelte di vita apparentemente assurde. E poi Trevi scrive in modo molto efficace con un uso elegante e gradevole della lingua. “..e ogni volta che rileggo le parole del grande poeta, -l’anima è straniera sulla terra-, è a lui che penso. Se è straniera, non sa la strada, e questa di per sé è una cosa buona, perché non c’è nessuna strada da insegnare al prossimo, chi insegna strade è sempre un imbroglione; ma soprattutto se è straniera non è mai interamente qui, una parte di sé manca all’appello, è rimasta nel posto da dove è venuta e dove non sa ritornare.”
proposta di Paola del 10.07.2024:

Romanzo di impostazione classica, per scrittura, struttura (tutt’altro che minimalista!), trama (una grande saga famigliare, secondo la miglior tradizione….), ma in cui poi, a sorpresa, nulla di quanto accade era facilmente immaginabile, nessun personaggio si comporta come ci si sarebbe aspettati e, soprattutto,  il lieto fine è rigorosamente vietato … Un altro bell’esempio di come la letteratura americana sia capace di rinnovarsi senza tradire  mai le sue radici.
proposta di Paola del 10.07.2024:

 
L’autore dell’impronunciabile nome ha un talento narrativo irresistibile: il suo racconto delle guerre etniche avvenute in Sri Lanka negli anni 80 è al contempo drammatica e comica, e riesce nel miracolo di evocare simultaneamente  atmosfere alla Graham Green ed il realismo magico del miglior Salman Rushdie di “I figli della mezzanotte” e “La vergogna”;  inoltre,  la voce del protagonista Maali (fotoreporter freelance triplogiochista, consumato giocatore d’azzardo e omossessuale molto, molto promiscuo) è di quelle che riesce difficile dimenticare.     

Questo è uno dei libri proposti per l'estate. Se vuoi leggere altre impressioni clicca qui
 
proposta di Patrizia del 10.07.2024:

La famiglia Mulvaney è la famiglia perfetta che tutti ammirano e invidiano.
 
I genitori e i quattro figli dividono il tempo tra studio e lavoro e contribuiscono alle attività legate alla fattoria in cui vivono.
 
Già dalle prime pagine si inizia a parlare di un qualcosa che è accaduto e ha spezzato questo idillio.
 
La sera di San Valentino, dopo una festa, la dolce figlia Marianne subisce uno stupro.
 
Da qui tutto cambia e inizia la dissoluzione della famiglia.
 
Marianne non vuole denunciare, perché si ritiene colpevole anche lei dato che aveva bevuto troppo e il padre non riesce ad accettare la cosa
 
La famiglia si divide e ognuno andrà per la sua strada e a rifarsi una vita non più legato ai condizionamenti di una famiglia a suo modo oppressiva
 
Dopo molti anni, il 4 luglio del 1993, si ritroveranno insieme la mamma, Marianne con marito e figli e i tre fratelli per una giornata quasi di festa.

Betta propone (09.05.2024)


Giulio propone (09.05.2024)


Iolanda propone (09.05.2024)


Stefano propone (09.05.2024)



Stefano propone (09.05.2024)



Valeria  propone (09.05.2024)


Mario propone (09.05.2024)



Otto è uno psichiatra olandese in crisi esistenziale. Matrimonio fallito alle spalle, madre anziana da accudire (senza badanti, a causa di un maledetto guaio che accade all'inizio del racconto; e comunque si tratta di una madre MOLTO particolare, come scoprirete leggendo), grave senso di inadeguatezza sul lavoro. Otto decide di sparigliare le carte, e fare una cosa fuori dalle regole deontologiche per salvare una paziente, e anche se stesso. Ci riuscirà? IL bruttissimo titolo è responsabilità dell'editore italiano.

     Emma propone (09.05.2024)


Tocca voi proporre qualcosa di nuovo!

Tocca voi proporre qualcosa di nuovo!



Emma propone (09.05.2024)


Tocca voi proporre qualcosa di nuovo!



Così ci scrive un autore!

Gentile Valeria,
 
sono Navid Carucci, scrittore di origine  italo-iraniana uscito a fine marzo in libreria con il romanzo "La luce di Akbar" per le Edizioni La Lepre.  
 
La vicenda si svolge nell'India moghul del XVI secolo, "quella splendida koinè eurasiatico-mediterranea distesa tra Xian, Samarcanda, Delhi, Isfahan, Gerusalemme, Istanbul, Mosca, Praga, Vienna, Roma, Parigi, Bruges e Granada, che nasce dalla solare meteora di Alessandro Magno e si distende fra Via degli Aromi e Via della Seta collegando i secoli dal IV avanti Cristo al nostro" (dalla prefazione di Franco Cardini). Attraverso gli occhi del dodicenne Sami, apprendista pittore e amico dell'irrequieto primogenito dell'imperatore Akbar, assistiamo all'inaudito tentativo di quest'ultimo di fondare una Casa del Culto in cui dare uguale dignità a tutte le etnie e a tutte le fedi del suo impero: inevitabili i conflitti e le ripercussioni nella sua corte, soprattutto tra gli ulema msuulmani e i missionari gesuiti. Temi portanti del romanzo sono l'amicizia, l'incontro fra persone distanti per rango e destino, le ossessioni del potere, la difficoltà ad accogliere l'eredità dei padri, il dialogo fra civiltà.
 
Trovate qui una scheda sintetica de "La luce di Akbar", che ha ricevuto un'ottima accoglienza con articoli su Il Foglio, La Gazzetta di Mantova, Internazionale, L'Osservaore Romano e il Venerdì - proprio oggi - oltre che recensioni su vari blog (la più dettagliata su "Il pesciolino d'argento"), una puntata di Eureka Street e presentazioni online tra cui quella alla Libreria Nuova Europa con lo scrittore Paolo Di Paolo.  
 
Mi auguro che il romanzo possa interessare al vostro gruppo di lettura, e mi dichiaro fin d'ora disponibile a partecipare - online o in presnza, quando sarà possibile - a un incontro con i lettori.
Al termine della lettura di questo libro, dopo avere ripercorso la traiettoria che conduce Nicola Panevino dal suo ufficio al tribunale fino al plotone di esecuzione, resta, oltre a tanta commozione, una domanda forse non banale.
Perchè?
Perchè Panevino, giovane magistrato al quale si schiudeva una brillante carriera, sposato con una donna meravigliosa e appena diventato padre, mette tutto a repentaglio scegliendo di entrare nella Resistenza? Perchè compie la scelta più rischiosa, quando per garantirsi una vita piena di soddisfazioni gli sarebbe bastato tenere un basso profilo, uniformarsi anche solo esteriormente all’ideologia fascista, continuare il suo lavoro quotidiano, magari illudendosi di mantenere il dissenso interiore come alibi morale? Non esporsi troppo, tirare avanti, compiacere i gerarchi ed i loro alleati nazisti, aspettare tempi migliori… Non era ciò di cui la moglie lo implorava? Non era ciò che facevano tutti gli altri?
Certo, Nicola Panevino non è come tutti gli altri. Lo dimostra coi fatti. Mette deliberatamente a rischio la carriera, l’agiatezza, la sicurezza: mette tutto in gioco e perde tutto, e finisce la sua esistenza in mano ai carnefici, senza neanche la consolazione di sapere se il suo sacrificio sarebbe servito a qualcosa, se sarebbe stato ricordato nel futuro. Muore combattendo da volontario una battaglia di cui non poteva conoscere l’esito. Perchè?
Il libro ci mostra diversi aspetti della personalità di Panevino che devono avere influito sulla sua scelta: il forte senso della giustizia, la fede cristiana, il sentimento di affettuosa solidarietà verso gli umili. E poi ci sono le frequentazioni con un ambiente stimolante come quello di Giustizia e Libertà. Ma, senza trascurare l’importanza dei condizionamenti culturali, e quella del caso che governa le nostre esistenze, c’è un episodio, tra i tanti narrati in questo libro, che può guidarci verso una risposta. Mi riferisco al ripugnante funzionario che, un giorno, costringe Panevino a uscire dal suo ufficio ed a ritornare all’esterno del tribunale per salutare romanamente la sentinella, dopo che il giudice si era dimenticato di farlo al suo arrivo perchè assorto in una conversazione. E’ un dettaglio che meglio di tanti esempi, magari ben più drammatici, ci permette di capire l’intima, pervasiva odiosità di un regime totalitario: di un regime, cioè, dove è obbligatorio avere le idee dei Capi, dove è doveroso manifestare, sempre con il massimo zelo, l’ossequio alle parole d’ordine, ai cerimoniali, al Pensiero Unico. Un mondo dove non c’è posto per le opinioni personali, dato che il Duce ha sempre ragione.
Un mondo di schiavi.
Anche se abbiamo studiato un po’ di storia, e siamo quindi informati sulle tragedie in cui il Paese fu gettato dalla dittatura, possiamo percepire solo in parte l’atmosfera in cui Panevino visse e maturò la sua decisione. Per nostra fortuna, infatti, noi non abbiamo mai avuto alcuna esperienza di che cosa volesse dire vivere sotto il Fascismo. Non abbiamo mai dovuto affrontare le quotidiane umiliazioni, i soprusi piccoli e grandi, l’ingiustizia eretta a sistema politico. Ecco perchè ci appare, come per un’illusione ottica, che uomini come Panevino avrebbero potuto rifugiarsi nella loro sfera privata per attraversare indenni la tempesta. In realtà non c’era un privato dove isolarsi. Non si poteva pensare di chiudere il regime fuori della porta di casa. Il Fascismo bisognava accettarlo, rinunciando ad ogni forma di dignità personale, o combatterlo.
Panevino decise di combatterlo, non per un’astratta fede politica, né perché spinto dalle circostanze, ma per rispetto della propria dignità. Ed è grazie al sacrificio degli uomini come lui se oggi noi abbiamo perso la memoria stessa di quanto mortificante fosse vivere sotto la dittatura.
Panevino fece la scelta più difficile, in fondo, per evitare che la dovessimo fare noi.
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