Intorno al mondo con Dicky - Fiera del Libro di Buenos Aires e Saccomanno
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a cura di Ricardo Preve
LE SCOMODE VERITÀ DI GUILLERMO SACCOMANNO
“Scrivere è il tentativo, molte volte frustrato, di catturare
instanti di bellezza.”
Queste le parole di Guillermo Saccomanno, scrittore argentino,
durante il discorso d’inaugurazione della Fiera del Libro di Buenos Aires, fiera
che è attualmente in corso nella capitale argentina.
Discorso che è stato molto controverso, per varie ragioni: che
riguardano certamente quello che ha detto nei più o meno 26 minuti di
intervento, ma anche quello che non ha detto ma che molti, volentieri o di
malgrado, hanno saputo cogliere nelle sue parole. Spesso forse anche senza
averlo ascoltato, o per lo meno non interamente.
Per chi capisce lo spagnolo e vuole sentirlo, il discorso di
Saccomanno si trova su You Tube https://www.youtube.com/watch?v=2MAgIR1FVgY
Riassumendo, credo che il discorso dello scrittore abbia seccato
molta gente per due motivi. Primo, perché dice cose assolutamente vere, ma
probabilmente non gradite in un contesto che vorrebbe essere una festa. E secondo,
perché parla dal punto di vista dello scrittore, e non da imprenditore del “business”
editoriale.
Saccomanno ha scelto di aprire il suo discorso con una esposizione
molto semplice, ma profondamente incisiva, sul commercio della carta in
Argentina. Ha raccontato che la produzione di carta nel mio paese è in mano a
due colossi industriali (i nomi sono secondari), che assieme detengono il
monopolio della fornitura di carta.
Queste ditte, di proprietà di due fra le famiglie più ricche
dell’Argentina, hanno fatto salire i costi della carta per l’editoria a livelli
siderali, praticamente precludendo ogni possibilità di pubblicazione alle case
editrici più piccole.
Restando sempre saldamente all’interno di un pensiero progressista
(per intenderci: quello che nella realtà politica italiana verrebbe
classificato come “di sinistra”), Saccomanno si permette addirittura di questionare
il fatto che la fiera si tiene nel terreno della Società Rurale Argentina
(SRA), per il cui utilizzo gli organizzatori dell’evento pagano un
considerevole importo.
La SRA è tristemente nota nella storia argentina come un’organizzazione
che ha sempre fortemente appoggiato le azioni della dittatura militare
argentina (1976 – 1983), fra le quali l’arresto, la tortura, e l’uccisione di
scrittori e di vari intellettuali argentini. Come è possibile, si chiede lo
scrittore, che la Fiera del Libro di Buenos Aires si tenga nella sede di una
organizzazione che ha sempre attentato alla libertà d’espressione, e forse
anche preso parte a crimini contro l’umanità, e che, per di più, si paghino
alla SRA ingenti somme per l’uso delle istallazioni?
Saccomano (molto intelligentemente, a parer mio) inquadra questa
idea della Fiera del Libro di Buenos Aires come una mera operazione di business,
posto che il pagamento dell’affitto alla SRA obbliga ad un prezzo di ingresso
al pubblico così elevato da essere accessibile a pochi, laddove ad esempio la Fiera
del libro di Guadalajara in Messico, organizzata coi contributi del governo
messicano, è accessibile ad un pubblico molto più ampio.
Nel suo discorso Saccomanno mescola bellissime riflessioni
sull’arte della scrittura (“La vita è breve. Si scrive contro la fugacità.”),
con altre più pratiche come quella di segnalare che in Argentina, in media, lo
scrittore riceve il 10% del prezzo di copertina.
Infine mi è sembrato molto coraggioso, e intellettualmente onesto,
a menzionare di aver richiesto – e ricevuto – un emolumento per il suo discorso.
E’ diventato così il primo scrittore a ricevere un compenso economico per
parlare alla Fiera del Libro, fatto che un certo settore della società
argentina a questo punto gli rimprovera.
Saccomano ha raccontato le aspre discussioni fra gli organizzatori
della Fiera che si sono preoccupati del “pericoloso antecedente” che si stava creando
col pagare un compenso a uno scrittore, e commentato con deliziosa ironia essergli
stato suggerito che il suo emolumento doveva essere tarato in base alla durata
del discorso.
Io noto con soddisfazione che, forse per la prima volta da tempo,
un intellettuale ha alzato la voce per fare presente tutte le cose che non
vanno bene nel mondo della letteratura. Senza iperboli drammatiche, ma con
cristallina trasparenza. Era ora che questo succedesse, e ringrazio Saccomanno per
il coraggio di aver, tra l’altro, pronunciato questa frase:
-
“Si scrive in solitudine, ma non dissociati dalle contraddizioni
della realtà sociale”.
Saccomanno ha espresso con le sue parole delle scomode verità che,
ormai da tempo, bisognava portare alla luce.
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