A caccia del reale.... - gli scompaginati

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A caccia del reale....

RUBRICHE
a cura di Silvia Bordo



Carlo mi ha chiesto il testo delle citazioni tratte dal libro “Resuscitare” di Christian Bobin, lette giovedì scorso a conclusione della serata degli Scompaginati.

Ho pensato di pubblicarle qui per tutti: e in effetti, credo, si addice a questa rubrica lo sguardo trascendente di un autore, che del reale rivela l’anima penetrandolo delicatamente.




"Avrei voluto trascorrere la vita senza dire una parola 

oppure dicendo solo parole necessarie alla venuta dell'amore e della chiarezza, 

pochissime parole in realtà, molto meno delle foglie sui rami del tiglio.”


“Talvolta ascolto le voci senza lasciarmi distrarre dalle parole che contengono. In quei momenti sono le anime che sento. Ciascuna ha la vibrazione che le è propria. Certe emettono solo note stonate: bisognerebbe che un Dio ne tendesse nuovamente le corde, come un cieco che accorda un pianoforte.”


Ancora, sulla propria scrittura:


"Scrivo con una minuscola bilancia come quelle utilizzate dai gioiellieri. 

Su un piatto depongo l’ombra e sull’altro la luce. Un grammo di luce fa da contrappeso a diversi chili d’ombra.


Infine, sull’ascolto (e l’amore)


"Un giorno sono entrato in un luogo dove ogni parola di uno veniva colta senza fallo dall'altro. Lo stesso accadeva per ciascun silenzio. Non era la fusione che conoscevano gli amanti all'inizio del loro amore e che è uno stato irreale e distruttore. Nell'ampiezza di questo legame, c'era qualcosa di musicale e in esso noi eravamo simultaneamente insieme e separati, come le due ali diafane di una libellula. Avendo conosciuto questa pienezza, so che l'amore non ha nulla a che vedere con il sentimentalismo che striscia nelle canzoni e non sta nemmeno dalla parte della sessualità che il mondo trasforma nella sua merce primaria - quella che permette di vendere tutte le altre. L'amore è il miracolo di essere un giorno intesi sin nei nostri silenzi e di intendere in cambio con la stessa delicatezza: la vita allo stato puro, fine come l'aria che sostiene le ali delle libellule e che si rallegra della loro danza.


Tutti i brani sono da “Resuscitare”, anima mundi edizioni, mentre l'immagine è tratta dalla pagina fb dell'autore.

Questa volta manca quindi per voi “l’indovinello”, ma aspetto commenti sulle impressioni lasciate da questa penna dolcemente incisiva.


(Per chi ne ha ancora la curiosità, l’autore del brano precedente è Bertolt Brecht, che ha tratteggiato in questi versi un episodio vissuto insieme al figlio mentre si trovavano in esilio nell’isola danese di Fionia)














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recensione
Valeria
17 Apr 2022
Una bellissima immagine, Silvia, grazie. Quanto preziosi sono anche i piccoli gesti….
Ecco chi è già entrato!
Miss Isabel Archer
"Nel largo spazio libero tra la folla ed il falò, una ragazza stava danzando.
The person in question was a young lady, who seemed immediately to interpret the greeting of the small beast. He advanced with great rapidity and stood at her feet, looking up and barking hard; whereupon, without hesitation, she stooped and caught him in her hands, holding him face to face while he continued his quick chatter. His master now had had time to follow and to see that Bunchie's new friend was a tall girl in a black dress, who at first sight looked pretty. She was bareheaded, as if she were staying in the house—a fact which conveyed perplexity to the son of its master, conscious of that immunity from visitors which had for some time been rendered necessary by the latter's ill-health. Meantime the two other gentlemen had also taken note of the new-comer. "Dear me, who's that strange woman?" [……]
The girl spoke to Ralph, smiling, while she still held up the terrier. "Is this your little dog, sir?" "He was mine a moment ago; but you've suddenly acquired a remarkable air of property in him." "Couldn't we share him?" asked the girl. "He's such a perfect little darling." Ralph looked at her a moment; she was unexpectedly pretty. "You may have him altogether," he then replied. The young lady seemed to have a great deal of confidence, both in herself and in others […]
She was looking at everything, with an eye that denoted clear perception—at her companion, at the two dogs, at the two gentlemen under the trees, at the beautiful scene that surrounded her. "I've never seen anything so lovely as this place. I've been all over the house; it's too enchanting.
Esmeralda
"Nel largo spazio libero tra la folla ed il falò, una ragazza stava danzando.
Se quella ragazza fosse un essere umano, una fata o un angelo, Gringoire, con tutta la sua filosofia scettica e la sua ironia poetica, non fu in grado di capirlo immediatamente, tanto fu affascinato da quella abbagliante visione.
Non era alta, ma lo sembrava, per come la sua corporatura delicata si slanciava arditamente. Era bruna, ma si capiva che di giorno la sua pelle doveva avere il bel riflesso dorato delle andaluse o delle italiane. Danzava, roteava, turbinava su di un vecchio tappeto persiano gettato negligentemente ai suoi piedi; ed ogni volta che volteggiando la sua splendida figura vi passava davanti, i suoi grandi occhi neri gettavano un lampo di luce.
Intorno a lei tutti gli sguardi erano incantati, tutte le bocche sbalordite; ed in effetti, mentre danzava in questo modo al ritmo di un tamburello che le braccia morbide e pure alzavano sopra il capo, snella, fragile e veloce come una vespa, col suo corsetto d’oro senza pieghe, con la veste colorata che si gonfiava, con le spalle nude e le gambe affusolate che la gonna scopriva per un istante, con i suoi capelli neri ed i suoi occhi incendiari, era una creatura sovrumana"
Ilona
"La conobbi in una crêperie di Ostenda, dove mi ero rifugiato per sfuggire dalla pioggia. Una di quelle pioggerelline gelate, sottili, persistenti, tipiche delle Fiandre, che ti inzuppano in pochi secondi senza che te ne rendi conto. Entrò poco dopo di me. Io mi trovavo seduto di fronte a un tavolino, appoggiato a una vetrata che dava sul molo, assaporando una crêpe alla ricotta. Lei, senza vedermi, scosse la testa per asciugarsi i capelli e mi spruzzò. – Oh, mi scusi! Ho l’impressione di averle rovinato la crêpe. Chiediamone altre due, le faccio compagnia mentre smette di piovere"
Angelica
"Sotto l’impeto della sua bellezza gli uomini rimasero incapaci di notare, analizzandoli, i non pochi difetti che questa bellezza aveva; molte dovevano essere le persone che di questo lavorio critico non furono capaci mai. Era alta e ben fatta, in base a generosi criteri; la carnagione sua doveva possedere il sapore della crema fresca alla quale rassomigliava, la bocca infantile quello delle fragole. Sotto la massa dei capelli color di notte avvolti in soavi ondulazioni, gli occhi verdi albeggiavano, immoti come quelli delle statue e, com’essi, un po’ crudeli. Procedeva lenta, facendo roteare intorno a sé l’ampia gonna bianca e recava nella persona la pacatezza, l’invincibilità della donna di sicura bellezza. Era alta e ben fatta, in base a generosi criteri; la carnagione sua doveva possedere il sapore della crema fresca alla quale rassomigliava, la bocca infantile quello delle fragole. Sotto la massa dei capelli color di notte avvolti in soavi ondulazioni, gli occhi verdi albeggiavano, immoti come quelli delle statue e, com’essi, un po’ crudeli. Procedeva lenta, facendo roteare intorno a sé l’ampia gonna bianca e recava nella persona la pacatezza, l’invincibilità della donna di sicura bellezza. Molti mesi dopo soltanto si seppe che al momento di quel suo ingresso trionfale essa era stata sul punto di svenire per l’ansia"
Anna
“Vronskij entrò nella vettura dietro al capotreno e all’ingresso dello scompartimento si fermò per cedere il passo a una signora che ne usciva. Con l’intuito abituale dell’uomo di mondo, Vronskij ne rilevò l’appartenza al gran mondo. Si scusò, e stava per entrare, quando provò il bisogno di guardarla ancora una volta non perché era molto bella, non per quella eleganza e quella grazia modesta che apparivano da tutta la sua figura, ma perché, nell’espressione piacente del viso, quando gli era passata accanto, c’era qualcosa di affettuoso e di dolce.”
Brunetta
".... avvenne che una feminetta della contrada, la quale Brunetta era chiamata e di cui Chichibio era forte innamorato, entrò nella cucina, e sentendo l'odor della gru e veggendola pregò caramente Chichibio che ne le desse una porzione. Chichibio le rispose cantando e disse: “Voi non l'avrì da mi, donna Brunetta , voi non l'avrì da mi.” Di che donna Brunetta essendo turbata, gli disse: “In fé di Dio, se tu non la mi dai, tu non avrai mai da me cosa che ti piaccia”.
Alexandra
He sat looking after her. He’d half meant to speak but those eyes had altered  the world forever in the space of a heartbeat. She disappeared beyond the lakeside willows.”
Violante
"Un giorno Cosimo guardava dal frassino. Brillò il sole, un raggio corse sul prato che da verde pisello diventò verde smeraldo. Laggiù nel nero del bosco di querce qualche fronda si mosse e ne balzò un cavallo. Il cavallo aveva in sella un cavaliere, nerovestito, con un mantello, no: una gonna; non era un cavaliere, era un’amazzone, correva a briglia sciolta ed era bionda. A Cosimo cominciò a battere il cuore e lo prese la speranza che quell’amazzone si sarebbe avvicinata fino a poterla veder bene in viso, e che quel viso si sarebbe rivelato bellissimo. Ma oltre a quest’attesa del suo avvicinarsi e della sua bellezza c’era una terza attesa, un terzo ramo di speranza che s’intrecciava agli altri due ed era il desiderio che questa sempre più luminosa bellezza rispondesse a un bisogno di riconoscere un’impressione nota e quasi dimenticata, un ricordo di cui è rimasta solo una linea, un colore e si vorrebbe far riemergere tutto il resto o meglio ritrovarlo in qualcosa di presente. E con quest’animo non vedeva l’ora che ella s’avvicinasse al margine del prato vicino a lui, dove torreggiavano i due pilastri dei leoni; ma quest’attesa cominciò a diventare dolorosa, perché s’era accorto che l’amazzone non tagliava il prato in linea retta verso i leoni, ma diagonalmente, cosicché sarebbe presto scomparsa di nuovo nel bosco.
Già stava per perderla di vista, quand’ella voltò bruscamente il cavallo e adesso tagliava il prato in un’altra diagonale, che gliel’avrebbe portata certo un po’ più vicina, ma l’avrebbe ugualmente fatta scomparire dalla parte opposta del prato. In quel mentre Cosimo s’avvide con fastidio che dal bosco erano sbucati sul prato due cavalli marrone, montati da cavalieri, ma cercò di eliminare subito questo pensiero, decise che quei cavalieri non contavano nulla, bastava vedere come sbatacchiavano qua e là dietro di lei, certo non erano da tenere in nessuna considerazione, eppure, doveva ammettere, gli davano fastidio. Ecco che l’amazzone, prima di scomparire dal prato, anche questa volta voltava il cavallo, ma lo voltava indietro, allontanandosi da Cosimo... No, ora il cavallo girava su se stesso e galoppava in qua, e la mossa pareva fatta apposta per disorientare i due cavalieri sbatacchioni, che difatti adesso se ne galoppavano lontano e non avevano ancora capito che lei correva in direzione opposta. Ora ogni cosa andava veramente per il suo verso: l’amazzone galoppava nel sole, sempre più bella e sempre più rispondente a quella sete di ricordo di Cosimo, e l’unica cosa allarmante era il continuo zigzag del suo percorso, che non lasciava prevedere nulla delle sue intenzioni. Nemmeno i due cavalieri capivano dove stesse andando, e cercavano di seguire le sue evoluzioni finendo per fare molta strada inutile, ma sempre con molta buona volontà e prestanza.
Ecco, in men che Cosimo  s’aspettasse, la donna a cavallo era giunta al margine del prato vicino a lui, ora passava tra i due pilastri sormontati dai leoni quasi fossero stati messi per farle onore, e si voltava verso il prato e tutto quello che v’era al di là del prato con un largo gesto come d’addio, e galoppava avanti, passava sotto il frassino, e Cosimo  ora l’aveva vista bene in viso e nella persona, eretta in sella, il viso di donna altera e insieme di fanciulla, la fronte felice di stare su quegli occhi, gli occhi felici di stare su quel viso, il naso la bocca il mento il collo ogni cosa di lei felice d’ogni altra cosa di lei, e tutto tutto tutto ricordava la ragazzina vista a dodici anni sull’altalena il primo giorno che passò sull’albero: Sofonisba Viola Violante d’Ondariva."

Mercedes
Una bella ragazza con i capelli corvini, gli occhi vellutati come quelli di una gazzella, stava in piedi, appoggiata a una parete, e stropicciava tra le dita affusolate e dalla forma antica un'innocente erica di cui strappava i fiori e i cui frammenti erano già sparpagliati a terra. Le sue braccia nude fino al gomito, le sue braccia brunite, ma che sembravano modellate su quelle della Venere di Arles, fremevano con una sorta di febbrile impazienza, e lei batteva a terra il piede agile e arcuato, sicché si intravedeva la forma pura, fiera e ardita della gamba, coperta da una calza di cotone rosso a ricami grigi e azzurri.
Gli Scompaginati - circolo di lettura - via assarotti 39 - genova ITALY
Gli Scompaginati - circolo di lettura via assarotti 39 - genova ITALY
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