Intorno al mondo con Dicky - Vite parallele
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a cura di Ricardo Preve
VITE PARALLELE: JOHN STEINBECK E SANORA BABB
La scelta di Plutarco in merito alle biografie da associare nel suo “Vite Parallele” fu maggiormente una decisione personale dell’autore. Sebbene molti aspetti di questa opera plutarchea siano ancora oggi motivo di dissenso fra i filosofi, non vi è dubbio che l’intenzione dell’autore fosse quella di mostrare, attraverso il contrasto dei personaggi in ognuna delle 22 “coppie” rappresentate, gli aspetti “buoni” o “cattivi” di ogni individuo.
Mi permetto di utilizzare una simile strategia analitica per mettere a confronto le vite di due personaggi che di fatto si incontrarono fisicamente solo in due brevi occasioni, nel 1936 in California.
Sanora Babb, nata in Oklahoma nel 1907, è la meno conosciuta dei due. La sua vita fu segnata da tante avversità che la perseguitarono senza tregua.
Il padre della Babb era un giocatore d’azzardo professionistico, ed un agricoltore fallito. Sanora cominciò a studiare all’Università di Kansas, ma non poté finire per mancanza di soldi.
Dopo essersi guadagnata una modesta posizione scrivendo per piccoli giornali, e qualche saltuario articolo per l’Associated Press, la sorte della Babb sembrò aver preso un risvolto per il meglio quando i suoi talenti come scrittrice gli valsero una offerta di lavoro per il Los Angeles Times. Ma qualche giorno prima di cominciare il suo impiego nel 1929, la borsa americana crollò nel famoso “Giovedì Nero” di Wall Street, col risultato che il giornale ritrasse l’offerta.
Per la Babb furono tempi durissimi; ad un certo punto si ritrovò addirittura vivere in un parco di Los Angeles insieme ad altri senza tetto. Poco a poco riuscì a rimettersi in piedi, trovando prima un lavoro come segretaria presso la Warner Brothers, poi scrivendo sceneggiature per la radio.
Membro del Partito Comunista americano, la si Babb si interessò alla sorte dei lavoratori agricoli migranti che fuggivano dalla catastrofe ecologica delle tempeste di sabbia del suo natale Oklahoma. Nel 1938 ottenne un lavoro con la “Farm Security Administration” in un campo per migranti in Arvin, California. Il suo talento come scrittrice le valse il compito di prendere appunti sulle vite degli “Okies”, come erano chiamati i suoi conterranei, su indicazioni del suo capo Tom Collins, l’amministratore del campo di Arvin.
Ed è in questo posto, e in questo momento, che la vita della Babb s’incrocia con quella dello scrittore americano John Steinbeck. Collins e Steinbeck al tempo erano amici già da un paio di anni, quando avevano iniziato a percorrere insiemi le valli della California in un vecchio camion, per studiare le vite dei lavoratori migranti. Collins condivideva con Steinbeck tutte le informazioni che ricavava dai lavoratori, e diede così a Steinbeck gli appunti scritti dalla Babb, senza che questa lo sapesse.
Babb racconta di aver incontrato Steinbeck in due occasioni, ma non sappiamo cosa si siano detti in questi incontri. Steinbeck non menzionò mai un incontro con lei.
Qualche tempo dopo la Babb inviò il manoscritto di un romanzo intitolato “I loro nomi sono sconosciuti” al leggendario Bennett Cerf, fondatore della casa editrice Random House.
Ordinariamente una casa editrice come Random House non avrebbe neanche letto un manoscritto inviato da una scrittrice ignota, e senza un rappresentante letterario, ma Cerf dedicò qualche minuto a leggere le prime pagine del romanzo di Babb, e capì subito che si trattava di un capolavoro.
Il romanzo trattava della vita di una famiglia di agricoltori poveri dell’Oklahoma che sono obbligati ad abbandonare la loro piccola tenuta per via delle tempeste di terra. La famiglia viaggia verso la California dove lavora nei raccolti dell’agricoltura industriale di quello stato, ritrovando si vivere in un campo di rifugiati, dove soffrono molti abusi, e cerca di organizzarsi per migliorare le proprie condizioni di vita. Chiaramente, il romanzo era basato sugli appunti che Babb aveva preso per il suo capo Collins di quanto aveva testimoniato nel corso del suo incarico, qualcosa che lei era in grado di capire meglio di chiunque altro, essendo lei stessa nata in Oklahoma.
Cerf scrisse a Babb inviandogli un assegno e invitandola a finire il libro, dicendole che Random House lo avrebbe pubblicato.
Ma immediatamente prima dell’uscita di “I loro nomi sono sconosciuti”, The Viking Press pubblicò “Furore” di Steinbeck, che rapidamente diventò un successo strepitoso, vendendo 430.000 copie nei primissimi mesi, e conquistando i prestigiosi premi National Book Award e Pulitzer Prize.
Cerf e Random House dovettero rinunciare a pubblicare il romanzo della Babb, e così anche tutte le altre case editrici alle quali essa inviò il suo manoscritto. Sarebbe stato impossibile pubblicare un libro cosi simile a “Furore” senza suscitare accuse di plagio.
Non è necessario leggere “Furore” e il libro della Babb con troppo discernimento per rendersi subito conto che le trame dei due libri sono quasi identiche. Sebbene Steinbeck scriva in una forma più grandiosa, trattando temi epici e le grandi questioni riguardanti la società americana, mentre la Babb prende un approccio più intimista e personale, le trame narrative, i luoghi degli avvenimenti, e persino molti dei personaggi sono gli stessi nei due libri.
Non posso, come Plutarco, cercare di trovare aspetti “cattivi” o “buoni” nei caratteri delle due persone che stiamo studiando, perché mi manca una conoscenza dettagliata dei fatti.
Sebbene possa essere forte la tentazione di criticare Steinbeck bollandolo come il “cattivo” che ruba il lavoro della “buona” Babb, approfittando del fatto che si trattasse di una donna sprovvista di una consolidata fama letteraria, mentre lui in quel momento era già un autore di spicco della letteratura americana, il fatto rimane che Steinbeck conosceva Collins già dal 1936, aveva studiato per anni la questione dei migranti dell’agricoltura californiana, ed aveva già pubblicato altri lavori sull’argomento (vedi la sua serie di articoli scritti per il San Francisco Chronicle nel 1936 intitolati “I zingari del raccolto”).
Per quasi 20 anni la Babb non scrisse più niente. Vittima di tante altre sfortune (s’innamorò di un direttore della fotografia che lavorava a Hollywood, James Wong Howe, ma essendo lui di origine cinese le leggi razziali americani impedirono loro di sposarsi per molti anni; successivamente furono entrambi perseguitati dal governo americano per via delle loro opinioni politiche), il suo romanzo fu finalmente riscoperto dalla casa editrice della Università dell’Oklahoma che lo pubblicò nel 2004, un anno prima della sua morte.
Rimane da chiedersi cosa sarebbe successo se la Babb avesse avuto la fortuna di pubblicare il suo libro prima di quello di Steinbeck. Avrebbe cambiato la storia della letteratura mondiale? Il romanzo della Babb avrebbe contribuito ad avanzare il riconoscimento verso le donne come autrici di lavori letterari importanti? Non lo sappiamo. Forse il fatto che la Babb fosse sconosciuta avrebbe comunque condannato il suo romanzo a qualche angolo oscuro della letteratura.
Alla fine, credo che dobbiamo rassegnarci a che il parallelismo che cerchiamo fra le vite di Steinbeck e Babb sia, molto possibilmente, una percezione soggettiva come quelle di Plutarco nella sua opera. Ma non per questo dobbiamo privarci di speculare sulle possibilità alternative che il destino avrebbe potuto aver riservare a queste due persone, se solo… Ma questa risposta la dovete trovare voi come lettori di ambedue i romanzi, e solo voi potrete giudicare.
3
recensioni
Dicky Preve
07 Set 2021
Carissime Patrizia e Valeria, sono molto contento che vi sia piaciuto questo pezzo che ho scritto, e vi ringrazio di cuore per le vostre gentili parole. Un abbraccio, Dicky
Patrizia Del Carretto
06 Set 2021
Grazie Riccardo per questo articolo così interessante
Ho cercato il libro della Babb, ma non credo sia stato tradotto in italiano e non sono in grado di leggerlo in inglese
Ho invece riletto Furore che è uno dei libri più belli che abbia mai letto
Grazie e complimenti per quello che scrivi
Patrizia DC
Ho cercato il libro della Babb, ma non credo sia stato tradotto in italiano e non sono in grado di leggerlo in inglese
Ho invece riletto Furore che è uno dei libri più belli che abbia mai letto
Grazie e complimenti per quello che scrivi
Patrizia DC
Valeria
20 Giu 2021
Grazie Dicky per aver approfondito per noi questo "sliding doors" della letteratura americana che mi ha intrigato da subito... Sicuramente leggerò il libro della Babbs (da ragazza avevo adorato Furore e Steinbeck, che ha preceduto Dostoevskij nelle mie passioni giovanili) e sono davvero curiosa di scoprire se abbiamo perso (e tardivamente ritrovato) una pietra miliare della letteratura!
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