Intorno al mondo con Dicky : Cartoline dall'Argentina - Aria
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a cura di Ricardo Preve
Questo articolo è il primo di una serie di cinque scritti originalmente per il Los Angeles Times in spagnolo.
CARTOLINE DALL'ARGENTINA: ARIA
Arrivo
in Argentina dagli Stati Uniti attraverso l’aria, come la maggior parte di
coloro che visitano questo paese, all’estremo sud del continente americano. È
ancora notte quando atterro all’aeroporto internazionale di Ezeiza, poco fuori
da Buenos Aires. L’atmosfera è fresca degli ultimi residui dell’inverno che sta
per finire: qui nell’emisfero Sud si avvicina la primavera.
Se
il mio volo fosse arrivato poco più tardi, dopo l’alba, avrei potuto vedere
dall’aereo la nuvola di smog che copre l’enorme estensione di quello che qui si
conosce come “la grande Buenos Aires”: non solo la città in sé stessa, ma anche
i dintorni, che si estendono ben oltre la giurisdizione della capitale
argentina, e sono parte di una dozzina di comuni nei quali vivono milioni di
persone, in un paesaggio che è una mescolanza di ambienti urbani e sobborghi
industriali.
Secondo
uno studio fatto da Greenpeace nel 2018, in certi punti della città di Buenos
Aires i livelli di contaminazione dell’aria superano quelli stabiliti come
massimi accettabili dalla Organizzazione Mondiale della Salute (OMS).
L’inchiesta ha avuto il sostegno degli abitanti di diversi quartieri della
città, e ha rivelato che in certi punti i livelli di esposizione cronica a due
elementi particolarmente nocivi, il diossido di nitrogeno (NO2), e il materiale
di particole di 2.5 microni (PM 2.5), superano sino a 3 volte i livelli
stabiliti dalla OMS.
Inoltre,
secondo Greenpeace i livelli di monitoraggio della contaminazione dell’aria a
Buenos Aires sono insufficienti: lo studio ha concluso che “i controlli
ufficiali sono limitati in quanto la città conta con solo tre stazioni di
monitoraggio, mentre altre città dell’America Latina ne hanno più di dieci.”
Non
c’è bisogno di essere un esperto in contaminazione ambientale per capire il
problema che la città si trova ad affrontare. Una passeggiata in orario di
lavoro per quello che è conosciuto come il “micro centro” di Buenos Aires
rivela un enorme intasamento di veicoli, molti dei quali sono autobus e camion che
utilizzano motori diesel. Questi veicoli scaricano quasi costantemente un fumo
nero, e conferiscono all’aria della capitale argentina un sapore amaro.
Le
autorità d’immigrazione mi confinano alla mia stanza di albergo per una
settimana, per compiere la quarantena sanitaria contro il Covid, una malattia
che si trasmette … attraverso l’aria. Qui la situazione della pandemia continua
a essere minacciante: secondo dati diffusi dal ministero della salute
argentino, in questo paese, che presenta una popolazione di 45 milioni di abitanti,
si sono registrati più di 5 milioni di casi, e sono morte 114 mila persone.
Attualmente, il Covid continua a mietere un numero considerevole di vittime. Il
giorno del mio arrivo in Argentina, i giornali annunciavano che nella settimana
precedente era morta una media di 145 persone al giorno in tutto il paese.
La
mia unica possibilità di fuggire dalla mia stanza per prendere un po’ di aria
“fresca”, è salire sulla terrazza dell’albergo, che non è normalmente
accessibili agli ospiti, ma alla quale accedo grazie alla gentilezza del proprietario
del hotel. Penso all’ironia di scrivere sulla contaminazione dell’aria a Buenos
Aires, seduto su una sedia sul tetto di un albergo, mentre respiro i vapori che
emanano dal traffico infernale che avanza a passo d’uomo nella strada sottostante.
A pochi metri da me si alza una foresta di antenne di televisione, poste sopra
una cabina piena di connessioni elettriche, mentre su altri edifici un bosco di
torri di cellulare rompe la linea dell’orizzonte. Chi sa quali onde
elettromagnetiche mi entrano nel cervello mentre scrivo queste righe.
Salgono lungo l’atmosfera cittadina sino alle mie orecchie i suoni di claxon impazienti, lo stridio di freni surriscaldati, e le voci secche di gente che cammina frettolosamente lungo i marciapiedi di piastrelle scassate. Un cane, unico essere vivente che sembra essersi reso conto della mia presenza qui ini alto, mi guarda con occhi vetrosi dalla strada.
Sopra, nella lontananza del firmamento blu, si ascolta il distante tuonare di un jet invisibile, solo percepito dalla stele di vapore che lascia nel cielo.
1
recensione
Patrizia Del Carretto
24 Ott 2021
Grazie per le tue cartoline sempre così interessanti
clicca sui titoli se vuoi leggere i servizi precedenti:
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