Intorno al mondo con Dicky - Cinema erotico argentino
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a cura di Ricardo Preve
CINEMA EROTICO ARGENTINO
Recentemente ho avuto occasione di partecipare del Congresso Nazionale del Folklore dell’Argentina, in occasione del quale ho tenuto una breve conferenza sulla storia del cinema argentino attraverso 10 film.
Nell’esplorare le origini dell’industria cinematografica del mio paese, ho fatto una scoperta che davvero non mi aspettavo: nell’ultimo decennio del secolo XIX, e sino a più o meno alla Prima Guerra Mondiale, l’Argentina è stata un centro importante di produzione di film erotici.
La pornografia nel cinema cominciò quasi in contemporanea all’invenzione del cinematografo dei fratelli Lumiere, ma la censura francese impose molti ostacoli alla produzione di film erotici.
Fu così che le case di produzione Pathé e Gaumont trasferirono la produzione di film pornografici in Argentina, paese nel quale vivevano milioni di immigranti europei (molti poverissimi, e per questo disposti a recitare in questo genere di film a prezzi più modici di quelli che sarebbero stati richiesti in Europa), nel quale le attrezzature cinematografiche e gli operatori erano comunque europei, e infine nel quale non esisteva possibilità di controllo su quanto si poteva fare nei grandi spazi della campagna argentina, al contrario di quanto avveniva in Europa, laddove ogni paese aveva una chiesa e quindi un parroco, pronto a denunciare qualsiasi attività ritenuta immorale.
Apparentemente, in Europa la pornografia era riservata alle classi più elevate: dopo le fastose cene nelle residenze dell’aristocrazia, al momento di rifugiarsi in biblioteca, lontano dagli sguardi e dall’udito delle donne, gli uomini non lo facevano solo per bere e per fumare. Molti avevano un proiettore cinematografico installato appositamente per vedere cortometraggi a sfondo sessuale.
È abbastanza ben documentato, per esempio, che il re di Spagna Alfonso XIII (1886 – 1941), era molto interessato a questo tipo di film, sì da partecipare attivamente non solo al loro finanziamento ed esibizione (ovviamente, in un ambito assolutamente privato), ma al punto da coinvolgersi addirittura nella sceneggiatura e nella produzione dei film. Tre esempi di questi cortometraggi, girati a Barcellona, sono stati ritrovati a Valencia, e recentemente restaurati.
La maggioranza di questi film sono andati persi ma, per fortuna (dico ovviamente per una questione di interesse accademico … cosa stavate pensando!) è sopravvissuto un brano di uno di questi film. “Il Sartorio” è stato girato da un regista anonimo più o meno nel 1907, lungo un fiume argentino, probabilmente a Quilmes sul Rio de la Plata, oppure vicino a Rosario sulle sponde del Parana.
Potete vederne un frammento di 4 minuti e mezzo sul sito:
Si pensa quindi che questi film venissero prodotti in
Argentina su incarico di facoltosi europei, ed esportati da Buenos Aires alle
principali capitali europee sino a che la Prima Guerra Mondiale interruppe
questo genere di commercio.
Sempre all’interno dell’ambito rigorosamente
professionale nel quale ho sviluppato la mia ricerca per la conferenza sul
folklore argentino (sono un bravo ragazzo cattolico), sono venuto a conoscenza
anche della storia di due personaggi argentini di origine italiana, famosi per
il loro ruolo nei cinematografia erotica argentina: Isabel “Coca” Sarli, e suo
marito Armando Bó. Coca e Armando lavorarono in più di 30 film dagli anni 1950
sino alla morte di Bó nel 1981.
Nel 1958 esordirono con un film di cui non ho trovato un
titolo in italiano, ma che si potrebbe tradurre come “Il tuono nella foresta”.
In esso Coca fece quello che è considerato il primo nudo frontale femminile del
cinema argentino (e uno dei primi nel mondo): in numerose scene essa nuota nuda
nei fiumi delle foreste del Chaco (una regione boscosa del nord
dell’Argentina), esibendo la sua “polposa anatomia” (il soprannome “Coca” viene
dalla somiglianza del suo corpo con la bottiglia della bibita) a folle di
boscaioli sudati che impazziscono nel vederla.
Da giovane Coca era veramente bellissima (fu Miss Argentina, e semi finalista nel concorso Miss Universo), e assomigliava molto a Claudia Cardinale. Ma già nell’ultimo decennio della sua carriera si era ridotta ad una caricatura grottesca di se stessa. Tuttavia, i suoi film oggi sono considerati pellicole di culto nello stile “camp” o “kitsch”, e poco prima di morire fu designata “Ambasciatrice della Cultura Popolare Argentina” dal governo argentino.
Chiudo questo articolo con una nota personale: per farvi capire quanto Coca influenzò una generazione di maschi argentini,quando era bambino una volta fummo con la mia famiglia in vacanza in Argentina (credo a metà degli anni 1970). Eravamo in un’osteria su un lago in Patagonia e corse la voce (vera) che Coca e Armando erano in zona, e che Coca avrebbe filmato una scena nuotando nuda nel lago.
Mi ricordo che con mio fratello Andres passammo giornate intere a percorre le sponde del lago, nella vana speranza di cogliere anche solo una vista lontana dell’esuberante femminilità di Coca che galleggiava nuda nelle acque patagoniche. Questo nostro sogno non fu realizzato in quel momento ma anni dopo ebbi occasione di vedere il film, e mi fece un po' di tristezza vedere come fosse andata a finire Coca: grassa e sciupata, e appesantita da tanti interventi di chirurgia estetica. Ma in Argentina diciamo “Nessuno mi può togliere i balli che ho già ballato” e sono sicuro che Coca e Armando, ormai ambedue partiti da questo mondo, si divertirono molto quando vissero le loro avventure cinematografiche.
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recensione
Mario
23 Gen 2022
Ma allora era filologicamente corretta la scena de L'abominevole Dottor Phibes (che si svolge negli anni Venti) in cui un esponente della upper class londinese viene immobilizzato dalla seducente e letale Vulnavia (!!!) proprio mentre è nel suo salotto intento a guadare un film erotico...