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Cosa vedere in streaming

TV&RADIO TIPS

Da REPUBBLICA 24.07.2020

Alessandra De Tommaso 


NORMAL PEOPLE: MOLTO SESSO SIAMO IRLANDESI


Less is more. Nell’architettura, nella moda e anche nelle serie tv. Lo conferma Normal People, dal bestseller Persone normali di Sally Rooney (Einaudi), firmata da Bbc e sbarcata su Starzplay (disponibile sulla app omonima, Apple TV e Rakuten TV). Winona Ryder l’ha vista tre volte, Kourtney Kardashian ne è diventata dipendente e anche Katy Perry è una fan. Marianne (Daisy Edgar-Jones) e Connell (Paul Mescal), i giovani protagonisti, infatti, trascorrono sotto le lenzuola una quantità considerevole di tempo. Al contrario degli scambi verbali: di esplicito tra loro ci sono solo i nudi frontali. Esiste un abisso tra quello che i due mostrano all’esterno e quello che vivono dentro. Connell, faccia da boxeur e sguardo da cucciolo, è il campione di football di un liceo di provincia in Irlanda dove la madre lavora come domestica nella villa di Marianne. La ragazza, asociale e – agli occhi dei coetanei – snob, gli chiede di aiutarla a disfarsi della verginità. Partono qui gli "ostacoli del cuore", come direbbe Elisa. «Questi personaggi», racconta Daisy Edgar-Jones, «sono pieni di difetti e insicurezze. Non vivono la classica fase luna di miele dell’innamoramento perché diventano pragmatici fin da subito». «Ed è a letto», aggiunge Paul Mescal, «che Marianne convince Connell ad andare al college: il loro rapporto si basa proprio su situazioni semplici, ma dai risvolti profondi, come i demoni interiori legati alla salute mentale di lui». Lei, invece, abituata alle violenze fisiche domestiche, ripete nelle lovestory quello schema di umiliazione e dolore. «Una delle sfide maggiori», continua l’attore 24enne, «è la vulnerabilità emotiva dei personaggi, con dinamiche familiari opposte: lui vive con una madre affettuosa, lei ha rapporti freddi con tutti i parenti». E nell’ottava puntata Marianne lo confessa a voce alta: «Non riesco a farmi amare». Si trova in una villa di campagna in Italia dove ha invitato gli amici per le vacanze, ma quella bellezza e ricchezza la sfiorano appena, senza lenire il perenne senso di inadeguatezza. «Abbiamo trascorso le ultime due settimane di riprese fuori Roma», rivela la 22enne londinese, «in un clima rilassato, perfetto per l’ultimo ciak». «E per me che non avevo mai messo piede nella Penisola », la interrompe il collega, «è stato uno dei classici momenti da pizzicotto». La storia di Normal People mostra allontanamenti e ricongiungimenti nelle varie tappe della cresciuta. Mettere in scena un copione con dialoghi rarefatti e lunghe pause ha richiesto un lavoro supplementare, motivo per cui è già stata incoronata serie rivelazione della stagione. Il merito va in parte all’atmosfera protetta che si è creata sul set: «In ogni momento», ricorda l’attrice, «avevamo accanto un intimacy coach, con cui abbiamo elaborato le emozioni e ci siamo spogliati nelle tante scene di sesso, cruciali nel racconto. Abbiamo trattato la nudità come uno dei dialoghi perché per Marianne e Connell quelli sono momenti di profonda comunicazione». 



REBIBBIA QUARANTINE 

Zerocalcare 


Zerocalcare è un fumettista di Arezzo, 36 anni, che ha alle spalle una copiosa produzione di pubblicazioni (650.000) copie vendute, ed anche il soggetto di un film, La profezia dell'armadillo. Durante questa quarantena ha prodotto una serie di spassosi cortometraggi (ovviamente sono state le figlie a propormeli), che mi fa piacere segnalarvi qui.

https://www.youtube.com/playlist?list=PLxjNQyTGfZxjXDX8XVYJWQ2r4eGo5FxJ


Chi ama il genere poliziesco/drammatico/psicologico potrebbe apprezzare, su Netflix, la prima stagione di The Sinner (è appena iniziata la seconda stagione, ma la prima è una narrazione del tutto autonoma e compiuta). Una madre di famiglia, interpretata da una intensissima Jessica Biel, commette un delitto cruento ed inspiegabile: lei stessa non riesce a dare spiegazioni. Quindi il giallo non è chi ha ucciso, ma perchè. Ovviamente, nella sonnolenta provincia americana in cui è ambientata la storia, c'è un anziano detective in crisi che non si rassegna a chiudere il caso senza capire....

Bella e commovente è anche tutta la parte relativa allo sconvolgimento della vita del marito innamoratissimo, che vede sua moglie trasformata in un public enemy. Provatela e mi direte

Mario

DA "REPUBBLICA" 16.03.2020

Alessandra Vitali


VECCHIE O NUOVE LE SERIE PER RICOMINCIARE


C’è un rischio concreto di fronte al quale si trovano i maniaci delle serie tv: saltare da un titolo all’altro, da un trailer all’altro, indecisi su cosa scegliere, finché non arriva l’ora di andare a dormire e si spegne tutto senza aver visto niente. Peggio ancora se si è neofiti, perché ci si smarrisce fra pulsantini e sigle tipo "S2: E2" che vuol dire semplicemente Stagione 2, Episodio 2, quindi vi consigliamo di partire da qualcosa che riporti "S1: E1" perché sarebbe saggio cominciare una serie dalla prima puntata. Benvenuti nelle piattaforme streaming, luna park in cui trascorrere parte delle nostre giornate. Avete scaricato le app, fatta una rapida ricognizione. Tanta roba. Da dove cominciare? Da alcuni capisaldi. Perché ne vale la pena, e perché sono di lunga durata, e di tempo da ingannare ne abbiamo parecchio. La carica delle combattenti. Di storie con protagoniste femminili ne abbiamo parecchie. C’è Fleabag , recente e premiata (Prime Video), protagonista una giovane londinese con vita complicata da famiglia disfunzionale, rapporto tumultuoso con il sesso, problemi economici. Vi divertirete. Più donne, più storie in Orange is the New Black (Netflix e Infinity), sette stagioni, tutto comincia quando una newyorkese bella e borghese viene arrestata per un vecchio crimine. Storie che si intrecciano all’interno di un carcere femminile americano. Coinvolgente. Altra atmosfera in Le ragazze del centralino (Netflix), cinque stagioni, serie spagnola sulle vicende di un gruppo di operatrici della Compagnia dei telefoni di Madrid, fine anni Venti, tra rivoluzione tecnologica e rivoluzione dei costumi. Sono figlie ribelli di militari, donne dal passato misterioso e femministe combattive, e tutte puntano a affermare la propria indipendenza. Farete il tifo. Così come non potrete non stare dalla parte de La fantastica signora Maisel (Prime Video), energica e benestante casalinga ebrea nella New York degli anni Cinquanta, che da moglie perfetta diventa una performer nei club di standup comedy dopo laseparazione dal marito. Una lezione: invece di piangersi addosso, facciamo ridere gli altri. Tutt’altra storia quella di Handmaid’s Tale (TimVision) da Il racconto dell’ancella di Margareth Atwood, distopia da brividi in cui s’immaginano giovani donne usate come fattrici (ovvero stuprate in modo sistematico) di un governo puritano, bigotto e totalitario. Da vedere, fosse solo per ripetersi che è finzione. Infine, la ragazza invincibile per antonomasia, Elisabetta II: la sua storia è raccontata in The Crown (Netflix), tre stagioni, attori super e prodotto d’eccellenza. Dio salvi la regina. I ragazzi irresistibili. Avete presenti i termini "nerd" e "geek"? Se volete vederli incarnati alla perfezione, il modello è The Big Bang Theory (Infinity), ben dodici stagioni di sitcom (e risate) con le vicissitudini di quattro giovani capoccioni che lavorano al California Institute of Technology e trascorrono il tempo libero tra fumetti, videogame e giochi di ruolo. Finché un giorno arriva Penny, e quindi la pupa e i secchioni. Giovani ma per niente secchioni invece i protagonisti di una delle serie di maggiore successo degli anni recenti, Stranger Things (Netflix): un salto negli anni Ottanta con un thriller fantascientifico, un ragazzino che scompare nel nulla, le trame misteriose in cui vengono coinvolte le persone che lo cercano. Vi ritroverete Sottosopra (capirete perché). Affari di famiglia. Undici stagioni per seguire tre nuclei familiari e ce ne fosse uno che corrisponde ai canoni della tradizione. Non a caso la serie si intitola Modern Family (Prime Video), uno scatafascio di premi e il merito di aver fotografato con ironia e intelligenza i cambiamenti della famiglia occidentale contemporanea, qui allargatissima a etnìe, culture, orientamenti sessuali. Poco convenzionale anche la famiglia di Gerald Durrell, il naturalista britannico dai cui libri è tratta la serie I Durrell – La mia famiglia e altri animali (NowTv), che fotografa la vita di Gerald bambino esiliato con madre e fratelli a Corfù, tra mare, profumi mediterranei, nostalgia dell’Inghilterra. Deliziosa. Gli spostati. Come definire altrimenti un gruppo di criminali che organizzano il colpo del secolo: irrompere all’interno della Zecca di Madrid, stampare migliaia di banconote e darsela a gambe con il malloppo. La casa di carta (Netflix) è questo e molto di più, il 3 aprile arriverà la stagione numero 4 quindi sbrigatevi a recuperare le precedenti. Piuttosto spostati anche i protagonisti di True Detective, di cui qui si raccomanda la prima stagione (NowTv). Otto episodi in cui due detective, Matthew McConaughey e Woody Harrelson, si ritrovano per una resa dei conti a distanza di anni dall’indagine che rovinò loro l’esistenza. E se la Louisiana dei misteri vi mette un po’ d’ansia, ci son misteri (e spostati) anche all’Elba, dove a indagare c’è Filippo Timi con una squadra di pensionati tutto pepe. Sono I delitti del BarLume (NowTv), gialli sì ma col profumo del mare. ©RIPRODUZIONE RISERVATA La regina Claire Foy è Elisabetta II nelle prime due stagioni della serie The Crown; nella terza la sostituisce Olivia Colman

DA ROBINSON 08.05.2020

Luca Valtorta


ZEROCALCARE: RITORNO A KOBANE


Perché una nuova edizione del reportage sull’esperienza in Kurdistan a quattro anni dall’uscita? Perché la situazione da allora è cambiata Molto. In peggio E poi: i libri letti durante il lockdown, i cartoni animati, i pensieri sull’Italia, la crisi economica e le anticipazioni sul nuovo lavoro che sta preparando Diverso da tutto quello realizzato finora Come va? «Sono vivo, più o meno». Cosa stai facendo? «Sto lavorando al nuovo libro che dovrebbe uscire a novembre per Lucca come da tradizione, anche se ovviamente non si sa se e come si terrà quest’anno». Ma manca molto tempo. A che pagina sei? «Non sarei indietrissimo: sono a pagina 100 su 250 circa. Però siccome ne stampano parecchie copie serve un sacco di tempo e devo consegnare per la fine dell’estate». Quante pagine fai al giorno? «In questo periodo di quarantena in cui riesco a essere concentrato posso farne 25 a settimana lavorando sette giorni su sette, 15-16 ore al giorno. Con una vita più normale in cui magari esco qualche sera e riesco ad andare a correre arrivo a 10-15 a settimana». Si può già dire di cosa parla? «È una storia abbastanza autobiografica che ha inizio una ventina di anni fa, quando avevo ancora una vita, e riguarda i quartieri di Roma. Ha dei toni tra noir e giallo e come atmosfera è un po’ simile a Un polpo alla gola ma non si svolge tra ragazzini. Tratta di cose di cui non ho mai parlato perché non mi sentivo le spalle abbastanza larghe per raccontare storie più crude. Non mi sentivo a mio agio. Adesso, dopo nove anni di questo mestiere, penso di poter provare a proporre una cosa diversa senza pensare che la mia carriera finirà per questo». E la miniserie di cartoni animati "Rebibbia Quarantine", che hai fatto di recente, come è nata? «Il giorno che è iniziato il lockdown ero andato a fare la spesa e mi era sembrata una situazione assurda. Volevo farci un fumetto poi a metà mi sono reso conto che era inutilmente verboso e che se avesse avuto il sonoro avrebbe funzionato molto meglio e quindi ho deciso di farne un corto animato. Per un assoluto caso proprio mentre lo stavo finendo mi hanno chiamato da Propaganda Live per chiedere se potevano usare il primo video che avevo fatto e che era in rete, sugli esami del sangue e la mia ipocondria perché, non avendo la possibilità di avere ospiti in studio, dovevano riempire con altre cose. Gli ho detto che avevo questo video nuovo ed è andato superbene, molto oltre quello che avrei mai immaginato e quindi sono andato avanti». Questo poi è proprio quello che volevi fare: non c’era anche l’idea di una possibile serie con Netflix? «Sì mi interessano i cartoni, erano quasi due anni che ci giravo intorno e tutti mi ripetevano che si possono fare solo con una squadra di trenta persone, un budget di milioni di euro e mesi di tempo per fare anche solo pochi minuti. Certo, la qualità è molto bassa però ho dimostrato che una cosa fatta in una settimana da solo può andare in televisione e avere un pubblico anche vasto». In questo periodo di lockdown sei riuscito a leggere? «No: ho visto pochissime serie tv e l’unico libro che sono riuscito a finire è stato l’ultimo di Lansdale, Caldo in inverno. Poi ho cominciato Persone normali di Sally Rooney perché me ne avevano parlato in tantissimi dicendo che era un meraviglioso affresco della nostra generazione ma io l’ho trovato non brutto, ma così deprimente che la terza sera ho mollato». Perché hai deciso di tornare a pubblicare "Kobane Calling"? «Ho discusso con alcuni collezionisti che rosicavano perché dicevano "così ci obbligate a ricomprarlo, lo fate per mero opportunismo commerciale" etc. Per me questo libro è proprio sempre stato il contrario di "una cosa commerciale" al netto del fatto che una parte del ricavato viene devoluto alle varie associazioni che sostengono la causa curda. Questa, da subito, è stata un’operazione politica e d’informazione, quindi avere in giro un libro che non fotografava più la situazione attuale, la rendeva un’arma spuntata. Quando l’editore, BaoPublishing, mi ha fatto questa proposta, io ero contentissimo di poterlo ristampare e aggiungere la parte uscita su Internazionale che racconta la storia di Lorenzo Orsetti, morto in battaglia contro l’Isis, anche perché è una storia che riguarda il nostro paese. Non potevo rifarlo tutto ma volevo almeno aggiungere una prefazione che raccontasse l’evoluzione dopo la guerra, la sconfitta dell’Isis e la situazione attuale». Una situazione che adesso paradossalmente, è peggiorata... «È peggiorata perché la comunità internazionale non solo non ha mai riconosciuto l’apporto fondamentale dei curdi contro l’Isis ma nemmeno il loro sforzo gigantesco nel costruire una società diversa con basi antisessiste, di uguaglianza non solo tra i generi ma anche tra religioni e culture. Quando non servivano più abbiamo accettato che la Turchia li invadesse utilizzando la sua potenza aerea e le bande jadhiste di Al Quaida sotto mentite spoglie, praticamente la stessa cosa dell’Isis, visto che hanno rimesso la sharia e gestiscono l’ordine pubblico, creando migliaia di profughi e portando lì i loro familiari che non ci avevano mai vissuto prendendosi le case dei curdi». I turchi hanno completato il loro progetto di creare uno stato cuscinetto? «In alcune zone è compiuto, in altre i curdi sono stati costretti ad accettare un compromesso con il regime di Assad cercando di instaurare un regime di convivenza». E con loro c’è la Russia... «La posizione della Russia è ambigua perché difende sì Assad ma è alleata su vari fronti anche con la Turchia». E Afrin di cui parli come modello di convivenza? «Il 20 gennaio del 2018 la Turchia ha attaccato il cantone di Afrin, rifugio di profughi da tutta la Siria in cui si sperimentava il "confederalismo democratico" che garantisce alle varie culture pari dignità. Dopo due mesi di resistenza è stata occupata dai jahdisti filo turchi che hanno compiuto violenze e crimini di guerra contro civili e oppositori». Il virus oggi ha cambiato le cose? «Nel Rojava ci sono pochissimi posti per la terapia intensiva, credo siano nell’ordine delle decine per un zona di cinque milioni di abitanti. La situazione può diventare terribile perché si tratta di luoghi in cui la Turchia può sospendere l’acqua corrente grazie al controllo di una diga e i profughi vivono magari in dieci sotto una stessa tenda. Per questo è stato decretato un lockdown molto severo ma pensiamo a cosa vuol dire un lockdown in un campo profughi!». E a Kobane cosa succede? «I Turchi non sono ancora entrati». La parte aggiunta della nuova versione di "Kobane Calling" è la storia di Lorenzo Orsetti, morto combattendo contro l’Isis. «Per me era importante raccontarla perché sullo sfondo dice anche di come persone che non si riconoscono nel modello di vita tipico della nostra società, in cui sei costretto a sgomitare per affermarti, possano ritrovare un senso di umanità forte in un ideale e in un’esperienza come quella. Voglio anche ricordare che una di queste persone, Eddi Marcucci, è stata condannata alla sorveglianza speciale che è una limitazione molto forte: può andare a lavorare ma la sera deve stare a casa, non può frequentare posti con più di cinque persone e così via. Adesso con il lockdown è diventata la condizione di tutti, ma non è comunque giusto che queste misure siano state imposte a una persona la cui colpa è stata andare a combattere l’Isis». In Italia si imparerà qualcosa dalla crisi che stiamo vivendo? «Mi piacerebbe pensarlo e in questo periodo ci sono state molte cose belle a livello di quartiere nell’aiuto alle persone in difficoltà ma ho molta paura che — quando si avrà a che fare con la grande povertà che questa crisi sta innescando — possano tornare alla ribalta le forme più bieche di populismo che al momento sembrano perdere terreno». Come andrà a finire nel Rojava? «La speranza è che un’esperienza così importante continui a resistere e non venga dimenticata. Credo che una volta che hai sperimentato la libertà quel seme non possa non rimanere dentro di te. E, prima o poi, tornerà a germogliare». © RIPRODUZIONE RISERVATA


Non è il posto adatto ma da qualche parte dovevamo pur mettere quei fantastici collegamenti ai musei!


 

1. Pinacoteca di Brera - Milano https://pinacotecabrera.org/

 

2. Galleria degli Uffizi - Firenze https://www.uffizi.it/mostre-virtuali

 

3. Musei Vaticani - Roma http://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/collezioni/catalogo-online.html

 

4. Museo Archeologico - Atene https://www.namuseum.gr/en/collections/

 

5. Prado - Madrid https://www.museodelprado.es/en/the-collection/art-works

 

6. Louvre - Parigi https://www.louvre.fr/en/visites-en-ligne

 

7. British Museum - Londra https://www.britishmuseum.org/collection

 

8. Metropolitan Museum - New York https://artsandculture.google.com/explore

 

9. Hermitage - San Pietroburgo https://bit.ly/3cJHdnj

 

10. National Gallery of art - Washington https://www.nga.gov/index.html

Gli Scompaginati - circolo di lettura - via assarotti 39 - genova ITALY
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