Intorno al mondo con Dicky: Cartoline dall'Argentina - Acqua
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a cura di Ricardo Preve
Questo articolo è il secondo di una serie di cinque scritti originalmente per il Los Angeles Times in spagnolo.
CARTOLINE DALL'ARGENTINA: ACQUA
Ai tempi delle conquiste coloniali ad opera dei primi spagnoli, i due grandi fiumi argentini, il Parana e l’Uruguay, servirono come autostrade fluviali di accesso all’interno di questo vasto paese che è l’Argentina, nel quale mi trovo adesso per tre mesi.
Ben presto i due fiumi furono usati anche dalla nascente repubblica argentina per esportare in tutti gli angoli del mondo i prodotti delle sue fertili terre. Quello con il flusso idrico più abbondante dei due, il Parana, accolse la maggior parte del traffico fluviale, in particolar modo in seguito alla costruzione di un porto industriale nella città di Rosario, sita a 300 kilometri al nord della capitale Buenos Aires, in un punto dove le acque erano ancora profonde.
Con questa posizione di privilegio, vicina alle zone di produzione agricola della fertile regione di Santa Fe, Rosario è diventata in breve tempo una vibrante metropoli agricola e industriale. Nei mesi del raccolto del mais, del frumento, e soprattutto della soia, migliaia di camion carichi di grano fanno lunghe code di fronte ai silos posti sulle sponde del Parana, aspettando il loro turno per scaricare, e per tornare il prima possibile alle macchine mietitrici che aspettano con altro “oro verde”, come viene chiamata qui la soia.
Certamente tutto questo schema produttivo presuppone un flusso d’acqua stabile nel fiume Parana, ed ecco qui una recente e triste novità. Il fiume è ai livelli più bassi dal 1944, e non ci sono indizi che possa recuperare il flusso d’acqua normale nelle prossime settimane. Secondo l’Istituto Nazionale dell’Acqua argentino, “non si prevedono grandi cambi” sino a fine Novembre 2021.
L’impossibilità che le grandi navi di trasporto di grani possano risalire il Parana sino a Rosario ha costretto le ditte esportatrici di cereali ad inviare i loro camion centinaia di chilometri più verso Sud, sino al porto di Buenos Aires, con il conseguente aumento dei costi.
Ma non sono solo i costi economici che preoccupano i milioni di abitanti che vivono accanto a questo grande fiume. Il Parana è sempre stato una fonte di vita, di divertimento, e di libertà di movimento per gli argentini. E la riduzione del flusso del fiume ha avuto un forte impatto nella vita quotidiana degli abitanti delle sponde.
Può servire come esempio la recente
cancellazione della trentaduesima edizione del Concorso Argentino di Pesca del
Surubi. Questo pesce del genero Pseudoplatystoma, molto apprezzato per la sua
carne bianca e tenera, è parte integrale della cucina e della cultura delle
popolazioni che risiedono ad ambedue i lati del Parana.
All’evento normalmente partecipano più di
600 barche di pesca sportiva, come riferisce in un recente articolo, il
giornale “Ambito Financiero”. E sebbene sia vero che la pandemia ha anche
influito nella decisione degli organizzatori di cancellare l’evento, non c’è
dubbio che la storica discesa dei livelli del fiume abbia giocato un ruolo
preponderante nella determinazione di lasciare tanti pescatori senza
l’opportunità di tentare la sorte nella pesca del surubi.
Ma sia per gli effetti macro economici per
l’agricoltura industriale argentina, sia nei deludenti risultati della pesca
sportiva che tanto entusiasma molti appassionati, quel che è vero e che la
secca del Paranà si sente in Argentina come un fatto con conseguenze tragiche,
e forse anche catastrofiche.
E questo ci porta alla discussione delle
politiche sulla gestione delle risorse idriche in questo paese. C’è sempre
stato in Argentina un dibattito riguardo il ruolo dello stato, in opposizione a
quello dei privati, sulla amministrazione dei fiumi. Il Parana in particolare è
frequentemente (e con ragione) definito come una strada fluviale: un’autostrada
liquida che, come quelle terrestri, ha avuto sorti alterne nel tempo, passando
dal controllo dello stato a un processo di privatizzazione che non è sempre
risultato in una gestione di successo.
La straordinaria diminuzione dei volumi
d’acqua che scorrono nel letto del Parana ha esasperato la discussione sul
dragaggio, sulla segnalazione (con boe e fari), e sulla manutenzione dei canali
di navigazione. Di fronte alle difficoltà che adesso si presentano al traffico
fluviale, questo dibattito ha assunto una rinnovata urgenza.
I conflitti sull’uso dell’acqua
sono presenti anche relativamente ad altre risorse idriche dell’Argentina:
come nel caso del fiume Santa Cruz nel sud della Patagonia - testimone del
viaggio di Charles Darwin che decise di esplorarlo in una pausa del suo viaggio
intorno al mondo a bordo del veliero “Beagle” - sino all’enorme diga
idroelettrica del Yacireta sul fiume Uruguay, in merito alla cui costruzione e
gestione, non sempre così trasparenti come avrebbero dovuto essere, ci sono
state parecchie
controversie.
La molecola che compone l’acqua ha una
struttura molto semplice: due atomi d’idrogeno, e uno di ossigeno. Ma niente è
semplice nella gestione di questa risorsa che né l’Argentina, né nessun altro
paese del America Latina, possono ignorare senza rischiare di perdere una parte
essenziale della propria identità nazionale.
3
recensioni
Ricardo Preve
30 Ott 2021
Grazie Valeria e Mario per le vostre recensioni!
Mario
24 Ott 2021
Che tristezza però leggere prima delle malattie dell'aria, ora di quelle dell'acqua... Avevo avuto pensieri di questo tipo quest'estate, tornando a vedere zone delle Alpi dalle quali mancavo da una dozzina d'anni, e scoprendo che certi ghiacciai erano quasi spariti; ma qui siamo nella piccola Europa, e io mi cullavo nel sogno che nell'immensa Argentina le dimensioni potessero tenere a bada il disastro
Valeria
24 Ott 2021
Grazie Dicky, per una ligure di nascita che ha interiorizzato il ruolo di un corso d’acqua come quello di uno scarso rigagnolo che esplode per le alluvioni è davvero interessante misurarsi con un impatto sull’economia di un territorio così diverso… Sempre bello viaggiare in nuovi territori assieme a te!
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