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a cura di Giorgio Di Genova




Promenade. Benito M and Eleonora D

1968, olio su tela, cm. 130 x 73,5

 

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Il dipinto che questa volta propongo è dell’artista statunitense Sarai Sherman (Filadelfia 1922-New York 2013), che esposi al Premio Sulmona del 1992 con il sotto titolo Duse, Duce sulla luna. Figlia di ebrei russi riparati negli Usa, Sarai ha studiato nei pressi di Filadelfia presso la Barnes Foundation di Merion, ricca di capolavori di Matisse, Cézanne, Goya, Picasso, Lipchitz, Van Gogh, Modigliani, ecc. Si fa conoscere esponendo alla ACA Gallery, ottenendo riconoscimenti che la fanno approdare all’annuale mostra del Wnitney Museum. L’anno successivo vince una Fulbright, che le permette di venire in Italia a studiare l’arte italiana, facendosi conoscere ed apprezzare anche per le sue ceramiche, che realizza a Deruta. Stabilitasi a Roma, fa la spola tra New York e la Capitale, tenendo mostre sia in gallerie private che pubbliche, tra cui l’importante esposizione del 1963 alla Galleria Penelope, alla quale segue nel 1983 l’antologica al Palazzo dell’Accademia di Todi. Negli anni Novanta realizza a Cortona la straordinaria Camera Picta nella Cappella Guzzetti con dipinti murali e bassorilievi. Dopo aver attraversato un periodo di pittura aniconica, amante della natura, è poi passata a dichiarare tale amore con ceramiche (pecore, insetti) e ragazze dormienti, torri abitate da persone, soggetti anche rappresentati con una pittura delicata, ricca di morbidezze cromatiche, che si inacidisce, con slittamenti derisori, di sottile ironia allorché rappresenta scene della società borghese, nei cui confronti era molto critica.     

Come è anche nell’opera che qui si propone, con un Mussolini sottobraccio alla Duse, proiettati sulla luna, con tanto di Lem alle loro spalle.

Molto generosa  - a contraddire certi luoghi comuni sugli ebrei (come io stesso ho potuto appurare, e non è l’unico caso) - , Sarai ha seguito costantemente la stella polare della cultura e dell’arte.

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12
recensioni
11 Giu 2022
Caspita Giorgio, che quadro! Recensione tardiva la mia, ma, grazie al (mio) Covid riesco di più a soffermarmi sulle cose belle della vita.
Mi piace di Sarai Sherman sia la precisa e sicura "mano" pittorica che la delicata espressività del suo linguaggio poetico.
Noto con piacevole meraviglia l'accostare temi lontani su piani volutamente fuoriscala: la sproporzione voluta e geniale tra la Duse ed il Duce e la presenza del Lem come testimone del "fuori-tempo" quasi fosse il quotidiano in mano al rapito: geniale!
Per non parlare dei colori che non potevano essere più azzeccati per raccontare una storia di un "verso" ancora a noi ignoto.
08 Giu 2022
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Giorgio
02 Apr 2021
Caro Mario, adesso capisco bene il tuo rapporto con l'arte contemporanea, che reputo corretto. Anche la tua espressione "una gioia per gli occhi" non mi fa baciare. Io stesso a chi mi dice che non capisce l'arte aniconica (soprattutto geometrica) dico di guardarla come fosse una musica per gli occhi. Del resto, e ne ho avuto più conferme, chi ama la musica classica comprende benissimo l'arte cosiddetta astratta. Permettimi di dirti che nelle società d'oggi l'arte non può che essere di élite, anche per colpa della scuola attuale. Su tale questione ebbi molti anni fa uno scontro opinioni con Amendola, proprio da marxista qual ero e filosoficamente sono ancora. Passando ad altro argomento, ho saputo che hai fatto un ottimo intervento su Il maestro e Margherita, libro che io ho amato molto, dato che a lungo mi sono occupato di arte fantastica. Peccato che noi non ci siamo potuti collegare, anche perché nella nostra cerchia di Raccontarci questo mese tocca a ne parlare ed io avevo chiesto a tutti di scegliere tra Georg Groddeck e Il maestro e Margherita, ma mi è stato chiesto di farli tutti e due. Così prima parlerò di Groddeck e in seguito più in là del libro di Bulgakov, per cui sentirti mi avrebbe dato senza dubbio ulteriori impulsi.
Mario
02 Apr 2021
Caro Giorgio, potere discutere con un esperto come te è un privilegio tale che non posso fare a meno di rilanciare con una precisazione ed una domanda.
La precisazione: quando parlo di emozione, ovviamente, non mi riferisco solo al concetto "romantico". Penso anche ad una emozione estetica, o, ancor più semplicemente, cognitiva: la sensazione neurotrasmessa che va dagli occhi al cervello quando vedo qualcosa che trascende l'esperienza quotidiana. In questo senso posso risponderti serenamente che sì, Mondrian mi emoziona, come mi emozionano gli arabeschi di Mirò, gli schizzi di Pollock, le sfumature di Rothko. Per usare un'espressione banale che ti forse ti farà rabbrividire, quei quadri sono prima di tutto "una gioia per gli occhi": e subito dopo per il cervello. E sento, sento distintamente che la loro bellezza allude e conduce a certe qualità dell'esistenza - l'ordine, l'energia, l'eleganza.
La domanda: capisco che ci siano linguaggi difficili da capire, e che valga sempre la pena di fare lo sforzo necessario a tale fine. Ma così facendo, l'arte non si condanna ad essere sempre più elitaria? Grazie per l'attenzione
Giorgio
27 Mar 2021
Grazie Mario, cu poni un problema che ho affrontato molte volte: quello di cercare emozione nell'arte, argomento su cui ho scritto anni fa un articolo per una rivista. L'opera d'arte è polisensa, e come tale può emozionare, ma ciò non vuol dire che ciò che non emoziona non sia arte. Ti pongo una domanda: Mondrian ti emoziona? Ovviamente no, perché la sua pittura tende proprio all'opposto, cioè razionalità e teosofia. Comunque è lecito preferire alcune tendenze rispetto alle altre, ma ciò riguarda non il giudizio, bensì il gusto. Comunque avevo temuto che fossi uno di quelli che sostiene che oggi non esistono più i Michelangelo e i Raffaello. Insomma un conservatore che aborrisce tutta l'arte contempo-ranea, che, sì, dacché l'artista ha perduto la sua organicità nella società, è una babele di linguaggi, in quanto ogni artista è divenuto il committente di se stesso, per cui non "deve" (com'era nei secoli passati) esprimersi secondo la koinè dominante. Io da molti anni sostengo che l'arte contemporanea è come il cinese, per cui come bisogna studiare il cinese per capire una poesia o un romanzo scritto in cinese. altrettanto bisogna studiare l'arte contemporanea per capirla e orientarsi in essa. Comunque grazie della tua risposta.
Gli Scompaginati - circolo di lettura - via assarotti 39 - genova ITALY
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