Intorno al mondo con Dicky - Juan Rudolfo Wilcock
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a cura di Ricardo Preve
JUAN RODOLFO WILCOCK
Oggi vi segnalo uno scrittore italo-argentino poco conosciuto in entrambi i suoi paesi di origine e residenza.
Juan Rodolfo Wilcock (JRW) nasce a Buenos Aires nel 1919, figlio di un inglese, e di madre svizzera-italiana.
Nel 1940, e nuovamente nel 1941, vince importanti premi di poesia, e diventa amico di Jorge Luis Borges (che lo considerava “lo scrittore più intelligente dell’Argentina”), nonché dell’amico e socio di Borges (scrissero insieme per 35 anni dietro lo pseudonimo di H. Bustos Domecq) Adolfo Bioy Casares, e della moglie Silvina Ocampo (poetessa e sorella di Victoria Ocampo, fondatrice della rivista di letteratura “Sur”).
Borges, Bioy Casares ed Ocampo inclusero due poemi di JRW nella loro “Antologia Poetica Argentina”, ed ebbero con lui una lunga e intensa amicizia che includeva vacanze e viaggi insieme.
Dei suoi tempi in Argentina si ricordano la direzione della rivista di letteratura “Disco” (1945 – 1947); numerose traduzioni di autori inglesi quali Nicholas Blake, Milward Kennedy, Christopher Marlowe, e Patrick Quentin; opere di teatro; e collaborazioni con le sezioni di letteratura di numerosi giornali argentini.
Omossessuale in un’epoca in cui esserlo in Argentina non aveva lo stesso charme di oggi, carente di tatto e diplomazia, e spesso accusato (a buon diritto) di recensire spettacoli che non aveva visto, o di inventarne di inesistenti, JRW diventò un personaggio eccentrico e solitario, il che (forse) lo spinse ad emigrare nel 1957 in Italia, dove si stabilì a Roma.
Amico di Pier Paolo Pasolini (che lo scelse per recitare il ruolo del sacerdote Caifa in “Il Vangelo Secondo Matteo), Alberto Moravia, Elsa Morante, e Italo Calvino, collaborò con i giornali italiani “Il Messaggero”, “L’Espresso”, “L’Osservatore Romano” e tanti altri; e fu traduttore per le editoriali Adelphi, Bompiani, ed Einaudi.
Fra le sue numerose opere pubblicate in Italia sono attualmente reperibili per l’acquisto online “La sinagoga degli iconoclasti”, “Lo stereoscopio dei solitari”, “I due allegri indiani”, e “Il reato di scrivere” (tutte pubblicate da Adelphi).
Già dal 1960 decide di lasciare Roma per lunghi periodi e si trasferisce prima a una casa a Velletri, e poi a Lubriano dove muore nel 1978.
Di JRW ho letto i libri di racconti “Lo stereoscopio dei solitari” e “Il libro dei mostri” (disgraziatamente, a Buenos Aires ho trovato solo le versioni tradotte allo spagnolo, quindi non posso giudicare la sua scrittura in italiano), opere fortemente influenzate dai racconti fantastici di Borges e Bioy Casares.
E anche due libri di poesie, nei quali fortunatamente ogni poema è pubblicato nell’italiano originale, e con la traduzione a fronte in spagnolo.
Un dei libri è “La parola morte”, che analizza in ogni forma possibile la relazione fra la morte ed il linguaggio. JRW aveva studiato in dettaglio l’opera del filosofo tedesco Ludwig Wittgenstein, e le sue teorie sull’esistenza RADICATA nella letteratura. Per una triste ironia, il giorno della sua morte per un infarto (16 Marzo 1978, lo stesso giorno del sequestro di Aldo Moro) JRW stava leggendo un libro sulla morte dovuta a problemi cardiaci.
L’altro libro delle sue poesie che ho letto è intitolato “Approfittiamo che c’è una fonte”.
Quest’ultimo libro è un mistero assoluto per me. Non ho trovato niente su internet per questa collezione di 25 poemi (neanche sul sito https://www.wilcock.it che contiene la lista completa delle sue opere in italiano e in spagnolo). Sono impegnato in un’ulteriore ricerca d’informazioni per questo libro pubblicato a Buenos Aires recentemente da una piccola casa editrice.
In sintesi, credo che l’opera di JRW sia di sufficiente pregio per essere letta dagli amanti della letteratura in genere, ma in particolare da quelli interessati all’opera di uno scrittore che ha saputo reinventarsi linguisticamente, e lo ha saputo fare molto bene.
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recensioni
Mario
01 Feb 2023
"Omossessuale in un’epoca in cui esserlo in Argentina non aveva lo stesso charme di oggi"... Se ci fosse il Pulitzer per l'eufemismo, questo vincerebbe alla grande!
Costanza
29 Gen 2023
Grazie, Riccardo, non sapevo nulla di questo personaggio. Molto interessante!