Dentro l'architettura - Berlino - gli scompaginati

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Dentro l'architettura - Berlino

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a cura di Valeria Lelli
Di nuovo a Berlino
POTSDAMER PLATZ

Quando visitai Berlino per la prima volta rimasi particolarmente colpita da un allestimento artistico che rimpiango di non potervi proporre qui, non ricordandone autore e contesto; riproduceva in dimensioni reali un piccolo soggiorno, solcato diagonalmente da un taglio netto: da una parte, credo, un arredo contemporaneo, dall'altro qualche pezzo classico dall'aria un po' sovietica, e infine un gatto, in transito a metà stanza, anche lui col corpo diviso in due dal netto taglio di cui sopra. Questo allestimento ben sintetizzava la frattura, nel suo aspetto più intimo e quotidiano, che questa città aveva vissuto per lunghi anni.

Se c'è invece un luogo urbano, che di questa frattura è stato l'esemplificazione più eloquente, quel luogo è certamente Potsdamer Platz.
All'inizio del secolo XX, in cui Berlino fece il suo ingresso con più di 4 milioni di abitanti - terza metropoli al mondo dopo Londra e New York - Potsdamer Platz era uno snodo urbano affollatissimo e vitale: percorsa da una quarantina di linee tranviarie, ospitava alberghi, ristoranti, teatri, sale da ballo, bar, birrifici ed enoteche; e poi, nelle aree limitrofe, palazzi governativi, ambasciate e sedi societarie. Il traffico era così intenso - 100.000 transiti al giorno, tra mezzi pubblici, automobili, carrozze e biciclette - da motivare qui l'installazione, nel 1924, del primo semaforo della storia. Poco distante, dalla Vox-Haus, diffuse le sue prime trasmissioni la prima emittente radiofonica tedesca che faceva uso di trasmettitori ad onde medie. A partire dagli anni 20, Potsdamer Platz si consolidò insomma come il cuore pulsante della grande capitale europea: proprio per questo, destinata, assieme ad altre vaste porzioni della città, a cadere vittima dei raid aerei che la rasero al suolo verso la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Al momento dell'occupazione degli alleati, alla fine della guerra, la piazza, ridotta dai bombardamenti a niente più che una landa desolata, venne a trovarsi sul confine dei territori reclamati da americani, inglesi e russi; privata della sua originaria centralità rimase  definitivamente marginalizzata dopo l'erezione, nel 1961, del famigerato Muro, che la attraversava per intero. Le due Berlino, da un lato e dall'altro del Muro, consolidarono le loro ricostruzioni riorganizzandosi, inevitabilmente, attorno a nuovi centri e secondo nuovi flussi dinamici, e lasciandola quindi inevitabilmente deserta.

Tutto ciò, evidentemente, fino al 9 novembre 1989, quando l'abbattimento del Muro, nella città che finalmente ritrovava modo di ricucire lo strappo indotto dalla Storia, rese disponibile questo vuoto di 12.000 ettari che si ritrovò inevitabilmente protagonista nel processo di trasformazione della città. Il primo evento che in qualche modo ne celebrò il nuovo ruolo fu, il 21 luglio 1990, il mega concerto "The wall", organizzato da Roger Waters dei Pink Floyd proprio per celebrare la fine della divisione tra le due Germanie, evento che vide esibirsi sul palco numerose stars della musica di fronte a un pubblico di 500.000 persone.
Da quel momento riportare in vita Potsdamer Platz, restituirgli un disegno urbanistico, riprogettarne le connessioni con le aree adiacenti, divenne preziosa occasione per rilanciare la città di Berlino, individuando nuove strategie di evoluzione della città finalmente riunita: per questo venne indetto il concorso (i cui esiti furono oggetto di una mostra in transito anche a Genova) del quale risultarono vincitori Heinz Himmler e Christoph Sattler, di Monaco. I vari settori in cui l'area venne divisa furono a quel punto acquisiti da diversi investitori che coinvolsero le grandi firme dell'architettura per dare vita al più imponente cantiere europeo intraurbano del XX secolo.

Vista aerea: in rosso l'Info Box, in blu, in ciano l'area Daimler-Benz, in blu il Sony Disctrict
Vista dall'alto dell'Info Box
Io mi ci recai nel 2000, e fu una visita assolutamente elettrizzante: risalgono a quell'epoca le foto che qui vi propongo, e che mi sembrano registrare un momento cruciale della storia dell'architettura contemporanea.
Ti accoglieva nella Leipziger Platz (ve l'ho marcato in rosso per chiarirvene la posizione) uno scatolotto sospeso, l'Info Box, nel quale venivano messi a disposizione pannelli esplicativi, foto, disegni, con l'orgoglio e la fierezza di una città che in questa ricostruzione trovava l'occasione anche per rinnovare le proprie infrastrutture e reti di servizi,  ed imprimere un nuovo corso agli obiettivi di crescita. In quel momento molto era già costruito, ma la presenza di gru, recinzioni di cantiere, betoniere, ti dava la sensazione di essere ancora nel bel mezzo di una vitale trasformazione.




Vista verso il Sony Office Tower

Vista dell'area Daimler-Benz dalla Postdamer Platz

Vista verso la Philarmonie
In effetti già il 2 Ottobre '98 la Daimler-Benz aveva aperto al pubblico la sua area (un sito di 68.000 mq): primo ad acquisirla, ancor prima della caduta del Muro, il celebre gruppo tedesco aveva già posto nel 1994 la prima pietra, avendo affidato i progetti dei vari edifici a grandi nomi dell' architettura, quali Richard Rogers, José Rafael Moneo, Arata Isozaki, il nostro Renzo Piano, Hans Kollhof.


Da sinistra a destra:
Richard Rogers
Josè Rafael Moneo
Wolfram Wohr
Bernared Plattner
Arata Isozaki
Hansjotg Baumgart (Daimler Benz)
Ulrike Lauber
Manfred Gentz (Daimler Benz)
Edzard Reuter (Daimler Benz)
Renzo Piano
Hans Kollhoff
Karlheinz Bohn
Werner Breitschwert (Daimler Benz)
Crostoph Kohlbecker
Hans Jurgen Ahlbrecht

Dal catalogo dell'Info Box: dettaglio degli architetti coninvolti nella area Daimler-Benz
Ancora parzialmente in costruzione era invece in quel momento il Sony Center, su un'area di 26.000 mq, e, secondo il progetto di Helmut Jahn, destinato ad ospitare oltre ad uffici, un centro commerciale e 8 cinema, anche un museo del cinema e una medioteca.
Avrebbe poi completato il complesso il Park Kolonnaden, un complesso di palazzini per uffici e residenze, dislocato nella porzione sudorientale della vasta area.
Nel giro di pochi anni l'operazione di Potsdamer Platz avrebbe comportato un investimento complessivo superiore a 4 bilioni di euro, la produzione di 1,7 milioni di metri cubi di cemento (300 mc all'ora), 6 milioni di tonnellate di scavi, ed infine il transito, proporzionato alle cifre di cui sopra, di tutte le forniture che accompagnano solitamente la realizzazione di un cantiere: non stupisce insomma che per l'occasione
venne decisa la chiusura di due stazioni merci  in modo da garantire una ampia area nelle immediate adiacenze per lo stoccaggio temporaneo di tutti i materiali in entrata e in uscita - trasportati al 90% via ferrovia o via fiume, senza uso alcuno delle strade destinate al normale traffico urbano.


Edificio per Uffici (Renzo Piano)
Edificio per Uffici (Helmut Jahn)

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