Dentro l'architettura
RUBRICHE
a cura di Valeria Lelli
TRE BIBLIOTECHE: ROVANIEMI, BERLINO, PARIGI
Siamo un Club di Lettura e quindi mi piace inaugurare questa rubrica parlando di edifici…. per libri 😊!
Ho visitato queste tre biblioteche, nell'ordine in cui ve le riporto, nell'arco di una quindicina di anni, dal 1987 al 2002, e fu quando visitai l'ultima che mi trovai a mettere insieme le considerazioni che qui vi presento. Ovviamente il mio ragionamento ha la pecca di mettere a confronto tre edifici che hanno tre scale ben diverse (lo chiarisce il raffronto delle tre viste aeree) ma quello che voglio evidenziare, valido in particolare per Berlino e Parigi, è la qualità diversa del concetto di "sapere" o "imparare" che i tre edifici sembrano ispirare.
ROVANIEMI (Alvar Aalto - 1965)
Nel 1987, anche invogliata dagli entusiastici resoconti della cuginetta, trascinai 5 malcapitati non architetti in un pellegrinaggio finlandese sulle orme di Alvar Aalto. Prima tappa fu proprio Rovaniemi, nota, credo, soprattutto per essere la città di….Babbo Natale. Situata a breve distanza dal circolo polare artico, venne distrutta al 90% durante la seconda guerra mondiale e successivamente ricostruita su disegno (quello originario - come, ammetto, ho scoperto solo oggi - ricalcava la forma delle corna di renna) proprio di Alvar Aalto. Classe 1898, Aalto fu architetto e designer (suoi sono, per chi li conosce, gli sgabelli che transitano nelle nostre serate dalla mia cucina alla sala, che AA disegnò per la Biblioteca di Viipuri nel 1927 - ). Per dirla con le parole di Bruno Zevi "il carattere rivoluzionario dell'opera di Aalto va individuato in una nuova coscienza degli spazi interni" e inoltre "ad Aalto poco importa l'effetto plastico esterno di un edificio fotografato dall'alto o il rapporto tra i rettangoli di una composizione, a confronto degli ambienti interni, della cavità della scatola architettonica, di quegli spazi in cui si vive, si gioisce e ci si dispera".
Niente è più vero di questo piccolo edificio, che ospita nella porzione rettilinea piccole sale di studio, spazi amministrativi, servizi, mentre la grande sala di lettura, riprodotta nelle foto qui sotto e che scattai proprio allora, è ospitata su due livelli all'interno di quel volume che dall'alto pare una sorta di conchiglia. A dispetto delle dimensioni la scala percepita dal visitatore è quasi domestica: relativamente piccolo, nonostante la doppia altezza, è lo spazio di lettura vero e proprio (al livello inferiore), mentre a quello superiore l'altezza ridotta e l'articolazione degli spazi, frammentati dal fluire libero delle librerie, conferiscono una piacevole sensazione quasi di intimità. Sensazione rinforzata dall'uso del caldo legno di betulla con cui tutto è realizzato ed accuratamente progettato: le librerie, i tavoli modulari dai bordi morbidamente arrotondati, le sedute, e persino la piana che sormonta il parapetto del livello superiore. Insomma, non stona in alcun modo il fatto (anche questo l'ho scoperto solo ora) che all'interno ci sia pure uno spazio in cui è possibile sferruzzare, anche solo per pochi minuti, portando avanti un lavoro a maglia che sarà poi destinato a una distribuzione in beneficenza: sicché nella Biblioteca di Rovaniemi si viene a studiare, a consultare dei libri, certo, ma probabilmente anche solo a passare un po' di tempo in tranquillità in uno spazio caldo e accogliente.
BERLINO (Hans Scharoun-1967)
Anche se non avete visitato la città potreste aver notato questo edificio ne Il Cielo sopra Berlino di Wim Wenders (se volete rivederlo: https://youtu.be/4bhoIcw7qFE). Diretta conseguenza della costruzione del Muro, esso venne eretto per dotare di una Biblioteca il settore occidentale della città, parte, in tal senso dello stesso complesso che include la forse più nota sala da Concerto, la Philarmonie (1960) di cui riprende il caratteristico rivestimento esterno, in lamina metallica color giallo ocra e in qualche modo la struttura dello spazio interno. Ne è autore Hans Scharoun, classe 1893, uno dei pochi nomi dell'architettura tedesca di quell'epoca che non abbandonò la Germania negli anni di Hitler e della guerra, anni che trascorse producendo una profusione di schizzi di edifici avveniristici mai realizzati, ritrovandosi pronto negli anni successivi a dare forse il meglio della sua produzione. Può essere inquadrato nella corrente della cosiddetta architettura organica, il cui maggior esponente è il ben noto Frank Lloyd Wright. La sala di lettura berlinese è uno spazio vasto, molto articolato e movimentato, in cui le aree di lettura e le scaffalature sono organizzate secondo geometrie spezzate e discontinue, come un insieme di terrazze e scale pensili a collegarle, tutte affacciate su un unico grande spazio. La luce soffusa filtra attraverso una geometria regolare di coni rovesciati che trafiggono il soffitto, e contribuisce a rafforzare l'idea di uno spazio "democratico e informale" (Domus Xxxx), giovane e dinamico, che evoca, infine, l'idea di un sapere magmatico, generoso, disponibile, in attesa, solo, di essere metabolizzato e moltiplicato dall'attenzione dei fruitori e dall'infittirsi delle relazioni umane.
PARIGI (Dominique Perrault
- 1996)
Dislocata sulle sponde della Senna, in un'ex area
industriale, l'edificio, dalla geometria rigorosa, ospita i suoi archivi e
uffici amministrativi, all'interno di quattro imponenti volumi a torre, aperti
come libri, mentre le sale di lettura sono collocate a piano terra, a perimetro
di un vasto chiostro centrale destinato agli spazi verdi. Venne progettato
dall'allora 36 enne Dominique Perrault, vincitore del concorso allo scopo
indetto.
Le geometrie - morbide e sinuose nell'edificio di Alvar Aalto, movimentate e
sfuggenti in quello di Hans Scharoun - sono qui rigide e quasi taglienti.
La scansione ostinata e persino ossessiva delle postazioni di studio, la lunga
prospettiva dei corridoi di distribuzione, enfatizzati dai tappeti rossi,
l'altezza imponente, persino la luce netta, tagliente, che quasi ti aggredisce penetrando
inesorabile dall'ampia vetrata laterale, scandita dai freddi pilastri... tutto
sembra suggerire l'idea di un sapere inafferrabile, distante, espressione,
quasi, di un potere autoritario e intimidente.
Insomma, per concludere questo racconto di percezioni, nella Biblioteca
Nazionale di Francia ci si sente invece - o, se preferite, mi sono sentita io -
un essere insignificante alla conquista del suo granello di sapere, un piccolo
travet dello studio in una moltitudine anonima di altri piccoli travet.
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