Le vostre opinioni su TERAPIE ALTERNATIVE PER FAMIGLIE DISPERATE
I LIBRI CHE ABBIAMO LETTO
6 recensioni
Giulio
10 Lug 2024
Devo dire che non mi è proprio piaciuto. Ho aspettato per tutto il libro che succedesse qualcosa di più, non dico nella trama, ma almeno nello sviluppo psicologico dei personaggi.
Kadoke mi è rimasto antipatico, distante: non sono mai riuscito a immedesimarmi, anche perché lo stile è artificioso, innaturale. I dialoghi mi sono sembrati pseudo-filosofici, libreschi, noiosi. Eppure la tematica psichiatrica / psicoterapeutica mi interesserebbe pure.
Un po’ più convincente il personaggio di Michette, con una sua tenerezza.
Mi sembra che l’autore scriva come un esordiente poco dotato, la letteratura per me è un’altra cosa. Magari è la traduzione che non rende?
Capisco la situazione kafkiana, la metamorfosi dei vari personaggi, ma questo non è bastato a emozionarmi o a farmi riflettere su qualcosa.
Sono sicuro che quando ne parleremo assieme scoprirò cose che non ho apprezzato!
Kadoke mi è rimasto antipatico, distante: non sono mai riuscito a immedesimarmi, anche perché lo stile è artificioso, innaturale. I dialoghi mi sono sembrati pseudo-filosofici, libreschi, noiosi. Eppure la tematica psichiatrica / psicoterapeutica mi interesserebbe pure.
Un po’ più convincente il personaggio di Michette, con una sua tenerezza.
Mi sembra che l’autore scriva come un esordiente poco dotato, la letteratura per me è un’altra cosa. Magari è la traduzione che non rende?
Capisco la situazione kafkiana, la metamorfosi dei vari personaggi, ma questo non è bastato a emozionarmi o a farmi riflettere su qualcosa.
Sono sicuro che quando ne parleremo assieme scoprirò cose che non ho apprezzato!
cristiana buttiglione
08 Lug 2024
Spezzo una lancia in favore del libro, che ho trovato disturbante a sufficienza per rimanere impresso, e che mi ha lasciato un senso di sgomento, ben lontano dal divertimento suggerito da Mario. Questo fondamentalmente perchè in realtà questo psichiatra che pensa solo a prevenire suicidi applicando dei protocolli - sbagliando diagnosi due volte su due - alla fine fuma la sua ultima sigaretta, e nel voler prevenire suicidi non cerca e non offre a nessuno e tantomeno a sé stesso un senso della vita. Nessuna speranza per nessuno. Una lunga lettera di addio quindi.
Costanza
05 Lug 2024
Ero talmente fiduciosa nel suggerimento di Mario che mi sono comprata il libro (ormai li prendo quasi esclusivamente in biblioteca). E invece questo mi ha annoiata. Anche nei “colpi di scena” l’ho trovato scialbo, con un’ironia pallida, mi è sembrato che il racconto rimanga sempre in superficie e non aggiunga nulla a situazioni viste e vissute.
Valeria
01 Lug 2024
Ammetto di aver letto scettica e pure sconsolata un buon 60% del libro, incapace di trovarci un benché minimo spunto di interesse: scialbo e ripetitivo, al netto di un colpo di scena iniziale che però viene presto riassorbito nella narrazione. L’inizio della terapia alternativa vera e propria - che non cito per non spoilerare il libro - ha significato per me invece un certo risveglio di interesse: i moti interiori dei due (tre?) protagonisti si fanno più interessanti e sfaccettati, e la storia riesce ad innescare una qualche curiosità.
2,5 stellette: che arrotondo a 3 perché il giudizio complessivo sul libro non risulti troppo negativo, gettando nello sconforto il caro Mario che ha proposto il libro!
2,5 stellette: che arrotondo a 3 perché il giudizio complessivo sul libro non risulti troppo negativo, gettando nello sconforto il caro Mario che ha proposto il libro!
Claudia
23 Giu 2024
Mi spiace, Mario, ma non condivido il tuo giudizio, il libro non mi è piaciuto. Non c’è dubbio che non sia una lettura realistica, ma simbolica, in chiave psicoanalitica. Ci vedo qui la solita madre (padre) tirannica ebrea di Alleniana memoria, purtroppo non vivacizzata dalla sottile ironia/autoironia del regista newyorkese. L’ho trovato inutilmente lungo e ripetitivo, incapace di emozionare e di aggiungere qualcosa che non sia il continuo narcisistico rimuginamento. Consiglio all’autore di provare con uno bravo (vive a New York, può chiedere consiglio a Woody Allen)
Mario
12 Giu 2024
Dopo la vostra incauta decisione di mettere in lettura questo libro, sono andato a ripassare alcune parti, e devo dire che Terapie Alternative mi è sembrato ancora meglio di come ricordassi . Il mio consiglio è di non leggerlo strettamente come un racconto realistico , ma come la vicenda kafkiana di un moderno Giobbe costretto a sopportare umiliazioni grandi e piccole da nepalesi gelosi , madri fuori genere, colleghi, pazienti, ex mogli e semplici passanti. Ho trovato molto divertente il tono quasi tragicomico di certe sotuazioni, la mancanza di sentimentalismo con cui sono resi il dramma e la resilienza del protagonista, il finale aperto. Notevole, infine, lo stile narrativo. Attendo con grande curiosità il vostro parere.