Il libro Tracce nasce dall’idea di raccontare ai
figli, che per una serie di motivi si erano trovati a viaggiare spesso da
giovani, cosa era stata la sua esperienza da viaggiatore e successivamente il
grande salto della “pozza” come si usa dire in Argentina, il charco, l’oceano Atlantico e
l’arrivo a Genova.
Impressioni sui viaggi, sui viaggiatori e
riflessioni sulle diverse situazioni che capitano quando ti trovi ad incontrare
persone e lingue nuove ,compaiono costantemente nelle pagine.
La narrazione prende spunto da oggetti, i più
diversi, dai binari storti percorsi da vecchi treni ancora a vapore
nell’altopiano della Bolivia alle solide macchine da scrivere, lente e
inesorabili ma sempre funzionanti per raccontare un mondo di sensazioni,
immagini e fantasie di un ragazzo e poi di un giovane che esplora il mondo
cercando di scoprire in primis come si vive, chi sono gli altri e chi è lui.
Si potrebbe dire che Axel va in giro per i
diversi paesi come Argentina, Bolivia Ecuador o Turchia come un entomologo che
ha in mano una particolare pinzetta atta a raccogliere e analizzare persone,
oggetti, situazioni. La porta vicino agli occhi, in alto, ci ride su o si
rattrista amaramente del ritrovamento e ce lo fa anche vedere. Condivide un
qualcosa che ritiene importante e che pensa possa avere qualche valenza più
ampia.
La domanda implicita potrebbe essere rivolta al
lettore: ti racconto cosa mi è successo una volta che mi sono trovato a… che ne
dici? Trovi anche tu che è un po’ strano? Ti è mai capitato un qualcosa di
simile? Cosa succede quando uno vuole fare sport o correre all’interno di un
parco cittadino nella città di Beirut?
quali strani percorsi burocratici si devono seguire per ottenere un
permesso per entrarci?
Il libro è percorso da una sottile linea di
fatalismo. Tutto ha una fine, anche il bello decade per essere sostituito da
qualcosa ancora più importante e affascinate, ma la memoria, i percorsi della
memoria sono strani e a volte inquietanti. La nostra mente costruisce i ricordi
in modo che il nostro equilibrio interno sia salvo.
Allora
conviene chiedersi se quel che ricordiamo sia realmente avvenuto nel modo che
crediamo o alla fine la realtà sia inafferrabile e difficile da conoscere.
Axel Nielsen