Le vostre opinioni su OBLOMOV - gli scompaginati

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Le vostre opinioni su OBLOMOV

I LIBRI CHE ABBIAMO LETTO

CLASSICO SI, MA ESASPERANTE

Arrivato quasi a metà, sto faticando proprio tanto con questo romanzo. Per carità, non che non veda la grandezza del classico, o la pura genialità di alcune invenzioni narrative (lo sgomento che coglie tutti ad Oblomovka quando arriva la lettera che nessuno apre); ma tutto è annegato in una serie di lungaggini che mi tolgono il respiro. Diciamo che arriva qualcosa di nuovo ogni trenta pagine.

Esasperante.

Una cosa però è evidente: l'ignavia di Oblomov ed il febbrile aggirarsi di Raskolnikov per le vie di San Pietroburgo sono due aspetti del medesimo disagio. Il disturbo bipolare come malattia sociale della Russia del secondo Ottocento? Questo spiegherebbe anche il rapporto di Tolstoi con le donne....


Mario Tuttobene



 

RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE...

Vi propongo questo articolo  sull'attualità di " Oblomov", che mio malgrado  abbiamo in lettura.....

Resistere, resistere, resistere....

Paola Calleri

           ****

Immaginate di non dover più lavorare, di passare le giornate distesi al letto, a fantasticare… Sono queste le promesse dell'Oblomov di Ivan Aleksandrovič Gončarov, un romanzo che si presta a  molteplici chiavi di lettura. Oblomov è un eroe positivo o negativo? Un moderno Don Chisciotte, un tormentato Amleto o soltanto un inetto?

 

di Guendalina Middei - 4 Febbraio 2020

 

Pubblicato nel 1855, l’Oblomov diGončarov è la storia – o più precisamente la non storia – di un ricco possidente  terriero che trascorre le sue giornate nella più completa abulia. Gončarov ci presenta subito, con pochi, abili tratti di penna il suo Oblomov: star disteso per Il’ja Il’ic era una necessità. Una pigrizia fatale lo inchioda al letto: Oblomov è un uomo che vive chiuso nel proprio astuccio, prigioniero della sua stanza, che impiega le sue giornate a meditare e fantasticare, nella più totale indolenza. Non c’è nulla nella sua vita che lo sproni all’azione.

Molti critici hanno visto in Oblomov il paradigma dell’uomo inutile, categoria che nella letteratura russa riunisce i vari Onegin, (Puskin) Pecorin (L’eroe del nostro tempo, Lermontov) fino ad arrivare al triste e  ommoventeSognatore delle Notti Bianche di Dostoevskij. Questa categoria di “uomini inutili”, di sognatori, d’idealisti contemplativi e oziosi in realtà è molto più vasta: racchiude i dandy, la generazione perduta, tutti quegli individui che vivono in una dimensione alternativa, lontana eoni rispetto al modello dominante della vita borghese energica e attiva. Ed è in questo mondo che Goncarov ci introduce:

Oblomov provava un calmo senso di gioia perché dalle nove alle tre, dalle otto alle nove, poteva restarsene a casa, sul divano, si sentiva orgoglioso di non avere rapporti da presentare, incombenze da svolgere, persone da vedere… Non era abituato al movimento, alla vita, alla folla, all’agitazione.

Oblomov vive assieme al suo servo Zachar che lo accudisce e provvede a tutte le sue esigenze. La sua casa è sporca, trascurata: ragnatele ai soffitti, polvere sui mobili. Quando gli si presenta un problema, Oblomov esclama: Non penso nulla. Non ho nemmeno voglia di pensarci. Lascio che Zachar trovi una soluzione. Oblomov aspetta che il suo servo Zachar e i suoi amici si occupino di lui, e se nessuno interviene per semplificargli la vita, si rassegna alla sua condizione.

I giorni si erano succeduti ai giorni, gli anni agli anni… Aveva bussato alla sua porta la trentina ed egli non aveva fatto un passo avanti in nessun campo… (…) Sempre si disponeva e si preparava a cominciare la vita, sempre disegnava nella propria mente le linee dell’avvenire, ma a ogni anno che passava rapidamente sulla sua testa egli doveva mutare e cancellare qualcosa di questo disegno. Cosa faceva dunque? Continuava a disegnarsi un

modello per la propria vita.

L’Oblomov è il dramma dell’attesa, dell’uomo che consuma vanamente le sue ore, si trascina stancamente da un giorno all’altro senza uno scopo. Oblomov ha mille propositi, formula idee, progetti, sogni, ma non riesce a portarne a compimento neanche uno. A mano a mano che ci si addentra nella lettura del romanzo di Goncarov, si prova un senso diclaustrofobia; le pareti della stanza in cui Oblomov è rinchiuso si fanno sempre più anguste, alle volte si prova l’impulso di schiaffeggiare il protagonista, di scuoterlo dal suo torpore.

Che cosa dovevo fare adesso? Andare avanti o restare? Andare avanti significava togliersi di colpo l’ampia vestaglia non solo dalle spalle, ma anche dall’anima, dalla mente; insieme alla polvere e alle ragnatele alle pareti, spazzar via la ragnatela dagli occhi e incominciare a vedere! Restare significa indossare la camicia alla rovescia, sentire il tonfo dei piedi di Zachar, pensare il meno possibile, invecchiare pacificamente. Ora o mai più! Essere o non essere!

Oblomov porta all’esasperazione l’aut/aut kierkegaardiano, il protagonista di Gončarov è incapace di operare una scelta, è intrappolato, schiacciato dalla possibilità; come Amleto, Oblomov si dibatte in un perenne, continuo dilemma; ma non è la scelta (come per Amleto) tra la vita e la morte che lo paralizza, è il semplice fatto di dover scegliere, di oscillare tra le varie possibilità, sospeso eternamente in un baratro di infiniti “forse”,(con tutta la vertigine che provoca) a impedirgli di agire. Oblomov è una vittima, sul piano squisitamente filosofico, dell’angoscia della scelta, (la

libertà di scelta per Kierkegaard non rappresenta la grandezza dell’uomo ma il suo permanente dramma) e come spesso accade nei più riusciti personaggi della letteratura, ma anche nella vita, Oblomov è al contempo vittima e carnefice di se stesso.  Se vogliamo passare da un piano filosofico a un piano morale/sociale il romanzo di Gončarov si presta a ulteriori chiavi di lettura. Oblomov è l’emblema (e la tragica vittima) dell’indolenza: manca di risoluzione, è un inconcludente, e con le sue colpe rispecchia i mali di ogni civiltà che sia affetta da stagnazione, da sterile  mmobilismo. L’oblomovismo in politica è un termine coniato ad hoc per descrivere la decadenza della classe nobiliare russa antecedente all’abolizione della servitù della glebe; oggi può tranquillamente applicarsi a ogni nazione che manchi di spirito pragmatico, a quella politica spettacolarizzata che vomita promessa e slogan elettorali nella grande corsa per acquisire consensi, ma che di fatto è incapace di portare a compimento i suoi progetti.

Per ritornare al romanzo di Goncarov lasvolta nella vita di Oblomov avviene quando incontra la giovane e bella Ol’ga che si innamora di lui e lo scuote dal suo torpore esistenziale. Oblomov, animato dal desiderio di sposare la ragazza, esce finalmente dal suo guscio. Torna a frequentare la società, progetta di rimettere ordine nei suoi affari, coltiva il sogno di restaurare la vecchia casa di famiglia per farne una dimora dove vivere assieme alla sua futura sposa. Questo cambiamento tuttavia è temporaneo; Oblomov ben presto ritorna alle sue vecchie abitudini, non riesce a “diventare un uomo vero”, e alla fine la bella Ol’ga si rende conto che l’amore non è sufficiente per salvare Oblomov da se stesso e il fidanzamento tra i due viene annullato. E Oblomov confessa:

Sì, sono un caffettano floscio, decrepito, frusto, e non per il clima, non per le fatiche, ma  perché per dodici anni in me è stata rinchiusa una luce che cercava una via d’uscita, ma bruciava soltanto la sua prigione, non ha saputo liberarsi e si è spenta. E così sono passati dodici anni: non ho più avuto voglia di svegliarmi.

La tragedia personale di Oblomov è la tragedia di una vita incompiuta, di un uomo che ha vissuto nella dimensione fiabesca del sogno, dell’eterna attesa. Una vita mai vissuta, mai assaporata…

Oblomov, con tutte le sue stranezze, le sue idiosincrasie, la sua pusillanimità, è un personaggio che ha sempre suscitato fortissime reazioni nei lettori e nei critici di ogni epoca. La critica ha di volta in volta visto in Oblomov una figura ripugnante, un mostro, un inetto ma anche un essere fiabesco, un uomo che incarna dei valori alternativi al pragmatismo borghese.

E in che consiste secondo te l’ideale della vita? chiese timidamente, senza slancio. Non cercano forse tutti di raggiungere ciò che sogno io? Ma scusami, disse più arditamente, forse che lo scopo di tutto il vostro correre di qua e di là, delle passioni, delle vostre guerre, del commercio e del della politica non è la ricerca della calma e l’aspirazione verso questo ideale di paradiso perduto?

 

 

Nell’epoca di Gončarov, la Russia della seconda metà del XIX secolo, dominata da una forte volontà di rinnovamento sociale, ricca di quei fermenti che avrebbero presto dato vita alla Rivoluzione d’Ottobre, un romanzo come quello di Gončarov non poteva che suscitare forti critiche e apparire in un certo senso incomprensibile. Era un romanzo postumo, che non poteva essere apprezzato in pieno. In molti infatti videro nell’Oblomov soltanto una figura negativa, il simbolo della decadente e corrotta classe nobiliare russa. In Oblomov però ci sono anche delle qualità positive. Oblomov, pur essendo biasimato per la sua pigrizia, è benvoluto da tutti gli altri personaggi che popolano il romanzo di Gončarov, che ne apprezzano la dolcezza, la sensibilità, la purezza fanciullesca.

Aleksandr Druzinin (critico e contemporaneo di Gončarovha scritto che Oblomov “assume le fattezze di un  personaggio da fiaba”. È un uomo che non sa che farsene dell’ambizione, dei beni materiali del mondo, della fama, del successo, degli onori, è un personaggio (seppur tragico ed esasperante) che ha vissuto in un mondo incantato ed è rimasto per questo un “eterno fanciullo”. È in questa sua dimensione incontaminata che sta il fascino di Oblomov, un personaggio che ci rammenta che nella vita è necessario trovare un equilibrio, che la pigrizia e l’oblomovismo sono

fatali tanto quanto una vita spesa unicamente a rincorrere fama, successo e onori. Ivan Turgenev asserì che “finchè rimarrà un solo russo, ci si ricorderà di Oblomov”, ma bisognerebbe aggiungere che finché rimarrà un solo uomo, è necessario ricordarsi della strana favola di Oblomov e del messaggio che racchiude.

UN CITTADINO ESEMPLARE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Certo, perché diciamolo pure, chi meglio di Oblomov riuscirebbe a rispettare le vigenti ordinanze? Con animo sereno e fin grato, sgravato persino di quelle seccature che così odiosamente attentano alla sua quiete quotidiana. Trasloco??? attività assolutamente rimandabile ed in ogni caso non eseguibile nel rispetto delle distanze di sicurezza, impossibile reperire mascherine in numero sufficiente per i facchini: problema risolto! La tenuta in campagna: si certo, si può stare ad elucubrare mille soluzioni, ma a che pro, posto che neanche lo farebbero uscire dal Comune? problema rimandato!!!. Sicuro che il povero Zachar se la vedrebbe peggio: costretto a faticose contorsioni imposte per infilare le scarpe a distanza di sicurezza, costretto a lavarsi le mani infinite volte, i gesti probabilmente guidati dallo sguardo imperioso di Oblomov che impartirebbe le più minuziose istruzioni su come strofinare accuratamente i virus annidati in mezzo alle dita... E poi  chissà che ne sarebbe di Olga: probabilmente dopo il primo incontro, antecedente il Decreto, Oblomov potrebbe poi rifugiare le sue esitazioni nelle nuove restrizioni, rinunciando così, senza sensi di colpa o di inadeguatezza, all'unica botta di vita dei suoi 30 anni. 

Vabbè, ho scherzato un po': sono solo a metà, e, sì, devo ammettere che probabilmente il mio amore giovanile per la letteratura russa mi impedisce un giudizio equilibrato e oggettivo sul libro. Forse è un po' come guardare la bambola della tua fanciullezza: se anche le mancasse una mano, avesse un occhio storto, svariati segni di biro in faccia, non potresti non sentire uno slancio del cuore che ti riporta a una dimensione di calore, solidità, appartenenza.. I Russi per me sono un po' così....

Valeria

PANT PANT…   FINITO!

Grandi recensioni!! Grazie. Eccezionale Valeria J

Superati il quadro di pigra vita Pietroburghese e il "sogno" della vita nella tenuta Obomovska, l'innamoramento di Oblomov con Olga per me è stato sconfortante: il tedio di un amore tira e molla, e soprattutto il rimbalzo di pulsioni opposte ripetuto a oltranza hanno rinverdito l’insofferenza che ho provato per Raskolnikov, …ma alla fine ho apprezzato il riscatto di Oblomov e dell’amore semplice, del personaggio vincente e felice che rimane amato e cristallino e capace di amare, contrapposto al fuoco della bellissima relazione fra Olga e XXX, così attiva e viva e incessantemente alimentata, che finisce per patire la costante necessità di argomenti da consumare.

Oblomov con apparente inettitudine e grande umiltà riesce a resistere al trend che la società insiste a imporgli, ad accogliere impreviste prospettive di serenità, a saper vedere oltre gli schemi sociali quanto altri non comprendono e non sanno riconoscere. Mi sembra un personaggio vincente. E’ solo molto difficile leggere oggi 1300 pagine con tempi e ritmi così lontani dal presente.

Clelia

CAMBIO DI PROSPETTIVA


Ho letto questo romanzo quando facevo il liceo, mi aveva molto innervosito allora l'esemplare ignavia del protagonista, poi ho dimenticato. 

 

Oggi ho riabilitato l’inetto e rinunciatario Oblomov.

non solo... anche io mi sono scoperta un po’ oblomov, in fondo in fondo.

Credo, anzi, che forse tutti  siamo un po’ oblomov.


Goncarov descrive un modo di essere, non necessariamente legato al momento storico e alla società russa: rappresenta con ironia e finezza psicologica l’altalena dei pensieri, i sogni ad occhi aperti, la rinuncia ad agire che diventa infine rinuncia alla vita.

Il nostro protagonista  sta atterrito e sgomento davanti alle scelte che la vita  presenta, non sa decidere. 

 

Ma chi di noi non ha avuto paura di affrontare certe scelte e qualche volta ha rinunciato? 

Per il quieto vivere, per la paura di cambiare, per il timore di perdere qualcosa, per scarsa autostima, a volte anche per pigrizia, proprio come Oblomov.

Non è sempre andata così, ma chi è senza peccato ...


Scegliere è sempre rinunciare a qualcosa, richiede coraggio e anche consapevolezza dei propri limiti. 

Non sempre sappiamo decidere con sicurezza qual è la direzione da prendere, a volte si trascinano le situazioni perché non si trova la forza di cambiare, perché la soluzione ci appare troppo "rivoluzionaria". E come Ilia Ilic possiamo rimanere paralizzati, davanti a qualcosa che ci fa paura.


Insomma, con gli anni sono diventata più indulgente con Oblomov, è proprio vero che se si cambia il fuoco della prospettiva le cose  appaiono diverse.


Queste le considerazioni che mi ha suggerito il libro, che comunque per me è un capolavoro, nonostante il ritmo lentissimo (sono un po' come Valeria rispetto alla letteratura russa). 

Ognuno poi nell'opera letteraria trova spunti differenti, le chiavi di lettura sono tante, l'importante è che ti faccia intuire qualcosa di più profondo al di là dell'immagine che presenta, oltre la siepe che hai davanti. Nel mio caso anche Oblomov è stato un'utile occasione di riflessione. 

Grazie Scompaginati! da sola non mi sarei avventurata nella rilettura....


Giovanna Zucca

Provate a scrivere qui, firmando alla fine

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3 recensioni
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Valeria
03 Apr 2020
Ne sono venuta a capo! lento, inevitabilmente datato per un contesto, sociale ed economico, che non è sicuramente il nostro, ma Oblomov resta, come già mi aveva anticipato Alla, un personaggio incredibilmente attuale: e se invece di rincorrere il successo, uno status sociale di cui inorgoglirsi, una vita brillante, ci fermassimo a guardare il palpitare della felicità nelle piccole cose? In fondo Oblomov muore grasso e timidamente felice, dimostrando a se stesso che l'oblomovismo era la sua ineluttabile ma fiera natura
Mario Tuttobene
03 Apr 2020
Grande libro, ma proprio non riesco ad andare avanti
Patrizia
03 Apr 2020
Purtroppo non sono ancora riuscita a terminarlo perché
le pagine del corteggiamento/innamoramento tra Oblomov e Olga per me sono pesantissime, quasi insopportabili ma proseguo perché la grandezza del romanzo e dello scrittore sono evidenti
Patrizia DC
Gli Scompaginati - circolo di lettura - via assarotti 39 - genova ITALY
Gli Scompaginati - circolo di lettura via assarotti 39 - genova ITALY
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