Alberto Piancastelli
I NOSTRI OSPITI
Cari Scompaginati,
un piacere ritrovare su questo blog quelli di Voi che ho avuto modo di conoscere una sera di qualche anno fa, grazie a un invito dell’amica Musci Baglietto. Mi pare fosse un sabato (o un venerdì sera?) del maggio 2017. Un saluto va anche agli Scompaginati che quella sera non vennero. Costoro dovrei addirittura ringraziarli di non esser stati presenti. Un paradosso con un fondo di verità perchè la loro assenza ha indirettamente favorito la diffusione dei miei commenti sulle poesie famose, confluito a maggio scorso nel libro Pignolerie edito da Quodlibet.
Qualche giorno dopo quella serata Valeria Lelli mi chiese infatti di render disponibili anche a chi non era presente ciò che avevo proiettato a casa sua. Dico “proiettato” perchè in quell’occasione non lessi ma portai brevi video girati in presa diretta con il mio telefono cellulare di allora e nei quali, su uno sfondo distopico e lunare, commentavo a modo mio i primi versi delle più celebri poesie scolastiche italiane dell’800 e del 900. Un divertissement (semi-serio) nato quasi per caso tre anni prima da una superficiale lettura di alcuni canti dell’Orlando Furioso, come ho avuto modo di raccontare.
Non mi soffermerò sulla natura di quei commenti. Potrete trovarla meglio spiegata al link della casa editrice che vi lascio al termine di queste righe o ancor meglio farne esperienza diretta leggendo il libro, se ne avrete occasione.
Dico solo che per soddisfare la richiesta, non volendo né potendo spedire questi video per mail o whatsapp, ruppi gli indugi e mi decisi a far quello che fino a quel giorno mi ero sempre rifiutato di fare, anche per timore dello spietato ed inappellabile giudizio della rete. Riversai cioè alcuni di questi filmati in un canale Youtube aperto per l’occasione, in modo che Scompaginati assenti ed altri interessati potessero vederli ed eventualmente commentarli.
E‘ stato un passaggio fondamentale, innescato dalla richiesta di Valeria; in difetto di essa non so se l’avrei mai compiuto. Nei fatti il canale ha raccolto visualizzazioni e ottimi riscontri da parte di un pubblico di fans affezionati, fattori che mi hanno incoraggiato a continuare nella scrittura dei testi preparando terreno fertile anche all’uscita del libro.
Come poi sia nata questa idea di contestare ai grandi della nostra letteratura l’attendibilità dei loro versi voglio riassumerlo brevemente.
E’ successo che Ermanno Cavazzoni, scrittore reggiano che ho la fortuna di conoscere e frequentare da alcuni anni, a inizio 2014 propose a me e a un gruppo di amici di affrontare la lettura dell’Orlando Furioso, di cui è grande esperto, con “occhi diversi e mente libera” alla ricerca di spunti per “attualizzarne” il testo. Ad esser sinceri nessuno, me per primo, aveva ben capito cosa volesse dire attualizzare un testo come quello, che conoscevo appena.Contrariamente a quel che pareva logico, e cioè che servisse analizzarne ogni ottava fino alle virgole, mi misi a scorrere molto velocemente il primo e il ventitreesimo canto (pare siano i due imperdibili) auto-compiacendomi della scorciatoia perchè in fondo – pensavo per fornire un alibi alla mia pigrizia - a guardar solo i dettagli si rischia di perdere la visione generale delle cose; bisogna invece partire da quest’ultima per giudicare l’appropriatezza dei primi, mentre non è vero il contrario.
Un alibi, che però ha funzionato … la lettura veloce mi ha fatto saltar agli occhi i molti paragoni, soprattutto col mondo agricolo e naturale, utilizzati dall’Ariosto per descrivere le situazioni o sottolineare gli stati emotivi vissuti dai personaggi. Notai però nello stesso tempo che molti, per non dir la totalità, di questi paragoni erano strampalati, poco credibili o sbagliati del tutto.
…Tori addentati da leonesse nelle orecchie, contadini che aravano sotto i pini durante i temporali, tigri sulle spiagge del nord Europa, cacciatori che inseguivano le lepri a piedi, …. E via così.
Cominciai a far questi passaggi oggetto di puntigliose critiche che poi leggevo ad altri, provocando reazioni di ilarità, perché in fondo contestavo alla Poesia qualcosa che a nessuno verrebbe mai in mente di contestare: le licenze e l’utilizzo del linguaggio figurato.
C’è però da dire che L’Orlando Furioso è già di sé opera comica e surreale, un’antenata di quello che oggi è il genere fantasy: ci son cavalli alati, personaggi che scompaiono di scena e ricompaiono altrove come fossero ubiqui, vanno sulla luna e ritornano, … insomma l’effetto dissacrante e comico dell’acribia razionale applicata ai versi dell’Ariosto era men di quello che avrebbe potuto essere se applicata ad altro, in virtù di un testo già semi-serio di suo.
Dopo aver demolito versi qua e là dell’Orlando ho pensato perciò di applicare la lente iper-letterale ai versi solenni e magniloquenti della poesia del nostro 800, quella per intenderci di autori come Foscolo e Carducci, Berchet, Manzoni.
Versi che, diversamente da quelli dell’Ariosto, risuonano da sempre nelle orecchie di tutti, un po’ perché li abbiamo studiati a scuola e un po’ per un carattere di universalità che fa sì che ormai trascendano il loro contesto.
Basti pensare all’immortale attacco, o al finale, dell’Infinito leopardiano. Anche per questo le mie pignolerie si limitano quasi sempre a pochi versi, in genere quelli iniziali, delle poesie famose: sono in fondo quelli che tutti ricordano a memoria.
Devo però riconoscere che è stata un’avventura meravigliosa: da “sordo al linguaggio figurato” mi sono ritrovato in un mondo di anafore, metafore, metonimie, paragoni ed altri artifizi che hanno stimolato in me domande e curiosità solo apparentemente scherzose, perchè mi hanno fatto imparare un mucchio di cose nuove e alla fine riconsiderare la grandezza di capolavori che spesso sottovalutiamo, forse perché ce li hanno propinati solo come vuote tiritere da mandare a memoria.
Gli Inni sacri di Manzoni, per esempio. Natale (Qual masso che dal vertice di lunga erta montana ….) nel commento del quale arrivo a contestare la similitudine manzoniana fra il masso che precipita dalla cima di una montagna e l’abiezione del peccatore che si allontana da Dio. Con tanto di calcoli e dissertazioni di fisica dei corpi gravi.
Ebbene, solo per limitarsi alla metrica, lo schema usato da Manzoni è costituito da strofe di sette settenari (versi già non semplici da maneggiare), dei quali i primi quattro alternativamente sdruccioli liberi e piani rimati; il quinto e il sesto piani e rimati fra loro e l’ultimo tronco, in rima con l’ultimo settenario della strofa successiva! Un rigoroso e stupefacente meccanismo ad orologeria, eppur capace di dare emozione con parole meravigliose e mai forzate, che sembrano fatte apposta per star lì dove sono.
Finisco ricordando solo che con molti di questi testi ho partecipato negli ultimi due anni a spettacoli e letture teatrali che hanno avuto bellissimi riscontri e che a girare, dopo averli scritti, i video dei commenti che avete visto a casa di Valeria, ho iniziato nell’autunno del 2014, quando ho abbandonato l’Ariosto per dedicarmi alla poesia italiana dell’800 e del 900. I primi due in assoluto sono stati “Meriggiare Pallido e assorto” e “Spesso il male di vivere” di Eugenio Montale. I commenti a queste due poesie li trovate nel libro e sul canale You-tube Clage Gecla.
Lo dico perché Montale era nato a Genova, città cui sono anch’io intimamente legato per averci vissuto e lavorato qualche anno fa. E dove torno sempre volentieri: ho lì ricordi ed amici meravigliosi. Questo fatto, apparentemente casuale, mi è sempre parso fin da allora un segnale di buon auspicio.
Alberto
Ecco il link alla pagina di Quodlibet dove trovate una sintesi del libro Pignolerie migliore di quella che potrei scriver io e le principali recensioni uscite.