A Zena con Anna
3.7.2022
La voce di Genova.
A voxe de Zena
Cari Scompaginati, ho a casa un numero della storica rassegna trimestrale La Voce di Genova. A voxe de Zena, "Arte - Turismo- Sport - Folclore - Attualità" del dicembre 1962, Anno V, n. XVII, prezzo L.250 (!)
La Direzione e la Redazione erano in via San Vincenzo, 25 r.
Questa rivista era in vendita nelle principali edicole e librerie. All'estero nelle Rappresentanze diplomatiche e consolari in tutti gli Stati con nostre Delegazioni.
Numero a disposizione per chi volesse immergersi nella Genova di sessant'anni fa! Numerosi gli articoli interessanti e multidisciplinari.
Mi ha colpito un articolo a firma di tal Cirano " La battaglia del grano" che vi riproduco in parte.
"Recenti pubblicazioni di stampa rilevano che la produzione di granoturco e granaria in genere sono, in Italia, sempre molto inferiori al fabbisogno nazionale; specialmente quest'anno, a causa della persistente siccità ma, soprattutto per il continuo, progressivo abbandono di queste colture, poco remunerative, da parte degli agricoltori.
Il fabbisogno annuo di granoturco, ad esempio, si aggira sui 57 milioni di quintali. Nel 1961 ne sono stati importati per oltre 17 milioni di quintali, mentre nel 1962 se ne dovranno importare oltre 25 milioni di quintali!
....e molto lungo sarà il cammino per arrivare a produrre all'interno l'intero fabbisogno nazionale"
E qui parte l'accesa critica al Governo Dc di chi ha firmato la lettera.
" E qui sbalordiamo! Vogliamo proprio scherzare? Ma se fino a poco tempo fa, gli omuncoli d'oggidì non hanno fatto che predicare che l'Italia non deve produrre granaglie perché queste costano meno all'estero. Nulla a loro importava che la Patria potesse venir affamata in una eventuale guerra e costantemente hanno deriso chi li aveva preceduti (definito Colui, con la maiuscola!) con la sua teoria patriottica per la quale produrre in casa val meglio che comprare in oro all'estero e tendente, con la battaglia del grano, a svincolare gli Italiani dalla soggezione straniera in materia di pane".
Mi sarebbe piaciuto poter leggere anche il numero successivo per vedere se il focoso Cirano avesse suscitato un dibattito. Colpisce comunque la ripetizione storica degli eventi e l'attualità dell'argomento.
La Voce di Genova è tuttora seguita da moltissimi genovesi e si trova solo on line!
Baxi, Anna
5.6.2022
Fine Ottocento e lo sport a Genova, esempi
La Società Ginnastica Ligure Cristoforo Colombo è considerata una delle più antiche società sportive genovesi.
La sua costituzione avvenne, con la fusione di due preesistenti circoli sportivi, nel 1877. Accanto ad attività prettamente ginniche, promuoveva anche altri generi di sport come il canottaggio, la scherma, il velocipedismo ed il calcio.
Alla Società Ginnastica Colombo si deve nel 1884 la prima proposta per organizzare l'Esposizione Italo-Americana che si terrà a Genova nel 1892 per festeggiare i quattrocento anni dalla scoperta dell'America. La Società partecipò attivamente all'organizzazione sportiva dello storico evento (cfr. sito).
Società tuttora operativa con le sezioni bocciofila, lotta, beach volley e paddle.
Lo Yacht Club Italiano è il più antico club velico del Mediterraneo: fondato a Genova nel 1879 da Vittorio Augusto Vecchi (detto Jack la Bolina!) e un gruppo di appassionati di vela con l'adesione di Re Umberto I.
Dalla prima regata inaugurale dell'8 agosto 1880, che apri' la stagione sportiva del Club con 177 imbarcazioni a regatare nel Golfo di La Spezia, lo YCI ha sempre avuto come obiettivi la diffusione dello yachting, l'organizzazione di regate nazionali ed internazionali e l'istruzione dei giovani (cfr. sito).
Molti soci si sono contraddistinti nei primi storici anni: da Guglielmo Marconi che a bordo dell'Elettra ormeggiato nel Porticciolo Duca degli Abruzzi sperimentava l'accensione delle luci del municipio di Sidney (1930) ...a Luigi Durand de La Penne medaglia d'oro al valor militare (1940). Club tuttora molto attivo e con il vento in poppa!
Il Genoa Cricket and Football Club, o più semplicemente Genoa, è la società calcistica di Genova fondata nel 1893. È il quarto sodalizio calcistico italiano più antico per istituzione (dopo alcune squadre torinesi) nonché quello in possesso del più antico documento scritto attestante la data di fondazione ed il più longevo fra quelli in attività!
Gli eventi che caratterizzarono i primi anni di attività dei pionieri del calcio italiano, dei 9 scudetti vinti, fino alla storia recente sono documentati nel Museo della Storia del Genoa al Porto Antico. Interessante ricordare che il 7 settembre del 1893 nelle sale del Consolato britannico in via Palestro 10/4 vi fu la riunione per ufficializzare un circolo che da oltre un anno svolgeva attività sportive. Nacque così il Genoa Cricket and Athletic Club con lo scopo di praticare diversi sport di squadra e individuali, soprattutto di tradizione anglosassone, come appunto il cricket, la waterpolo ed il football. Genova, infatti, con l'apertura del Canale di Suez, era diventata l'importante porto commerciale che ben conosciamo , attirando molte compagnie straniere. Iniziò così il primo ciclo del Genoa (cfr. sito). Oggi in B....ma solo temporaneamente!
Il Tennis Club Genova nasce nel 1893 sui terreni di un'antica villa patrizia nel centro di Genova. I promotori, come già avvenuto per il più antico circolo d'Italia -quello di Bordighera- erano Inglesi ma trovarono subito Genovesi pronti a collaborare.
In poco tempo, il Tennis Club Genova 1893, diventa il punto di riferimento di tutto il movimento tennistico italiano. Agli inizi degli anni '20 vengono costruite le prime strutture della sede del circolo, uno chalet in legno ospita la sede sociale e a fianco viene eretta una sorta di tribuna coperta con un tetto in paglia. Nello stesso periodo il giocatore Mino Baldi di Robecco vincerà ben nove titoli italiani assoluti. Il TC Genova ospita nel 1928 l'organizzazione dell'incontro di Coppa Davis Italia-Australia. E così negli anni successivi per ben altre tre volte (1930-1932-1933) (in epoca recente il TC organizzerà altre due volte incontri Davis ma a Valletta Cambiaso).
La seconda Guerra Mondiale colpì anche questa storica struttura sportiva, distruggendola completamente. Il presidente della rinascita fu Angelo Costa rimasto in carica ben 37 anni (cfr. sito).
La Società Ginnastica Raffaele Rubattino venne fondata nel 1894. Insignita della Stella d'Oro al Merito sportivo da parte del CONI è tuttora riconosciuta "Scuola di Ginnastica" dalla Federazione Ginnastica d'Italia.
La Società era nata da una costola della vecchia Società Ginnastica Trionfo Genovese che in decadenza si sciolse l'anno precedente. Ma non tutti i componenti si rassegnarono all'idea di alzare bandiera bianca e i più decisi fondarono la nuova Società ginnica, in seguito intitolata all'armatore che "fornì" le navi per l'impresa dei Mille. La prima sede sociale è stata realizzata in un capannone in legno, una ex segheria in Vico del Delfino, oggi scomparso, nella zona Foce. Fu acquistata assieme al terreno con il contributo di tutti i soci. Nel 1930 il Comune, al fine di sviluppare il piano dei mercati rionali, propose alla Rubattino la permuta dell'area con una nuova palestra costruita in via Saluzzo, attuale sede della Società (cfr. sito).
La Società Ginnastica Andrea Doria è una compagine sportiva storica fondata in una sala della Scuola Svizzera di Genova il 5 settembre 1895 da alcuni atleti fuoriusciti dalla Società Ginnastica Ligure Cristoforo Colombo. Intitolata al principe ammiraglio Andrea Doria, in principio era destinata alle sole competizioni ginniche ma presto iniziò a cimentarsi in partite di calcio improvvisate.
La società polisportiva è oggi attiva con le sezioni di nuoto, pallanuoto, ginnastica, arti marziali, tennis e savate ma è nota per la fusione, avvenuta il 12 agosto 1946, della sua sezione calcistica con la Sampierdarenese (storica società fondata nel 1891 nell'attuale quartiere di Sampierdarena, allora Comune autonomo rispetto a Genova) per costituire l'U.C. Sampdoria (cfr. sito).
Nel 1897 nasce la Società Ginnastica Nicolò Barabino (e l'Unione Sportiva Sestri Ponente nell'ora Comune autonomo di Sestri Ponente. Tuttora attiva). Attualmente corsi di volley, basket, rugby e calcio sono previsti per gli studenti dell'Istituto scolastico.
Insomma....anche nello sport Genova primeggia!
Baxi, Anna
15.5.2022
Il Roseto di Murta e la rosa Genova
Ieri con la Scompaginata Marta siamo state in un posto molto particolare, al Roseto di Murta sulle colline della Val Polcevera.
Il roseto si trova all'interno di un piccolo cimitero monumentale circondato e protetto da mura, costruito nel 1835 e dismesso dagli anni novanta del secolo scorso. Dal sito si legge che nel 2018 l'Associazione "QuellicheaTrascacistannobene" ne hanno deciso il recupero e la sua trasformazione in un giardino di rose. Così, dopo averlo ripulito dai rovi e sterpaglie, i volontari hanno messo a dimora, fra statue, antiche croci e tanti elementi architettonici d'epoca liberty, una collezione di antiche Rose Cinesi, Rose Té e varietà delle altre famiglie di rose a queste collegate. Tipi di rose che ricordano quelle portate in Europa agli inizi del 1800 e forse anche prima. Ieri è stata messa a dimora anche la bellissima Rosa Genova, ideata ed offerta dal Garden Club, dai petali bianchi e rossi come la nostra bandiera. E questa è stata l'occasione per la speciale visita.
L'idea del roseto è stata ispirata dalle tante decorazioni floreali incise sulle tombe, in particolare rose, che artisticamente le decorano.
Altre incisioni arricchiscono il luogo: motivi in stile liberty oppure catene marinare, con la maglia navale.
Tanti anche i simboli che dimostrano il desiderio della continuità, di vivere la vita in una dimensione ultraterrena. La fiaccola capovolta sulla colonna con croce celtica situata nel centro del giardino ricorda la continuità della vita oltre la morte. Così l'edera rappresenta la fedeltà ma anche l'Eternità. La clessidra come monito è spesso scolpita sulle lapidi.
Il roseto ha alle spalle le alture verdeggianti della Val Polcevera, le casette di Murta e sullo sfondo il ponte San Giorgio ed il mare.
Ieri le rose erano fiorite, il loro profumo e la loro bellezza antica ci hanno affascinate!
Ma la scoperta del piccolo cimitero non finisce qui. Abbiamo avuto anche l'opportunità di ascoltare due studiose che hanno dedicato due anni al recupero della memoria delle persone che qui riposano, ricostruendo gli epitaffi che il tempo ha in parte cancellato.
Non solo il recupero delle tombe, compiuto dall'Associazione, ma un paziente certosino lavoro delle due ricercatrici per cercare le identità delle persone sepolte e delle frasi che onorano le loro tombe. Ricerche storiche nell'Archivio della Parrocchia e nei libri parrocchiali hanno portato le due studiose a scoprire che qui è sepolta Antonietta Maria Mascone, la sorella di Mazzini. Ma si sono ritrovate le generalità di tutti i defunti e consegnate così alla memoria.
Con i più disparati metodi, non potendo operare sulle lapidi, essendo giustamente vincolate, sono riuscite a decifrare e poi a ricopiare in un libro (speriamo presto pubblicato) le frasi riportate sugli epitaffi. Spesso mancavano le lettere o apparivano frasi senza alcune parole ma basandosi sui segni lasciati dai gancetti che reggevano le lettere si è potuto ricostruire la parola o la frase. Si è usata la carta e la matita colorando il foglio così da evidenziare le parti mancanti e così via...Anche l'ora del giorno è stata importante, privilegiando quelle con la luce giusta Quanta passione in questo lavoro! Premiato da un bellissimo risultato: stralci di vita vissuta, aneddoti, caratteristiche della persona, tutto racchiuso in una poesia perché al tempo era consuetudine affidare ai versi il ricordo. Iscrizioni che esprimono sentimenti profondi di dolore, rimpianto ma anche fede, speranza espresse con parole che spesso hanno commosso le ricercatrici. Gli epitaffi più toccanti sono quelli dedicati ai bambini persi in età molto precoce e purtroppo frequente a quei tempi. Parole che esprimono la certezza che i loro bambini faranno da tramite con l'Eternità.
Un lavoro appassionato, nella consapevolezza che il trascorrere del tempo avrebbe reso del tutto illeggibile quelle memorie.
Un aneddoto riguarda il parroco di Murta, don Maggiolo. Originario di Camogli non ha mai nascosto il suo desiderio di ritornare, prima o poi, al suo paese. Ha vissuto a Murta ben 38 anni, alla sera spesso si sedeva sulla piazza del paese dal lato del mare perché da lì gli sembrava di sentire l'aria di mare di Camogli.
È tuttora lì, avvolto da rose meravigliose. E gli abitanti si tramandano con affetto il suo ricordo.
Baxi, Anna
Il cimitero è visitabile la domenica mattina. Su prenotazione da fine aprile a giugno si organizzano visite guidate. Info cell. 3383211391 o su FB Roseto-di-Murta.
Per finanziare il recupero l'Associazione ha da poco pubblicato il libro L'ora del tè in Liguria, edito da Sagep, i cui proventi servono per il mantenimento del roseto
1.5.2022
Alla ricerca di San Giorgio e il drago nei bassorilievi. Spunti
Cari Scompaginati,
pochi giorni fa, il 23 aprile, si è festeggiato San Giorgio, santo molto amato dalla chiesa cristiana e patrono di molte città, invocato come simbolo della vittoria del bene sul male e protettore contro le pestilenze.
La bandiera che porta il suo nome noi ben la conosciamo! Sin dai tempi della Repubblica Marinara la bandiera di Genova è la Croce di San Giorgio, rossa in campo bianco. La Croce di San Giorgio è riconosciuta a livello istituzionale come stemma del Comune di Genova, mentre la scena del santo che uccide il drago è ripresa dal Gonfalone storico a Palazzo Tursi, così come nell'affresco sulla facciata a mare dell'omonimo Palazzo San Giorgio nel quartiere del Molo, antica sede del Banco di San Giorgio.
Stimolata da un articolo a firma Marco Rebora su un quotidiano di qualche tempo fa, può essere interessante una camminata nei nostri vicoli alla ricerca di bassorilievi ed antichi portali dove il famoso combattimento tra San Giorgio ed il drago viene raffigurato. Sicuramente almeno tre o quattro volte ci sarà capitato di ammirarne. Seguendo una guida disponibile in diversi punti della città, dallo Sportello del cittadino a Palazzo Rosso alla biglietteria di Palazzo Ducale, le volte diventeranno sette, dieci, fino a quando se ne conteranno ben ventidue! A cui si aggiungono i quattro custoditi all'interno del Museo di Sant'Agostino.
Piazza Soziglia, Via Luccoli, Vico della Casana, Piazza San Matteo, Vico Indoratori, Via Orefici, Via Canneto il Lungo, Via Chiabrera, Piazza Embriaci, Via delle Grazie, Piazza san Giorgio, Piazza De Marini, Via Frate Oliveiro, Via al Ponte Calvi, via Prè, Piazza Pelliceria, Vico Torre Spinola, Vico delle Mele, Vico dell'Oliva, ecc.
I bassorilievi hanno una datazione compresa tra la metà del quattrocento ed i primi anni del cinquecento. La storia del santo viene scolpita indifferentemente nella pietra nera del Promontorio (la cava era proprio vicina alla Lanterna) o nel marmo di Carrara, materiali che richiedono tecniche di lavorazione completamente diverse ed abilità che vanno ben oltre il semplice artigianato. Le raffigurazioni e le azioni sono rappresentate in maniera differente, in alcune il santo affronta il drago che si trova sulla destra (più raro, per esempio al civico 68 di via Prè), in altre, più frequenti, sulla sinistra (per esempio, in via Luccoli 14). Bellissime le varie figure che accompagnano le sculture, tipo i pastori con le cornamusa ed il gregge al pascolo nel bassorilievo di Palazzo Doria in piazza San Matteo (purtroppo qui danneggiato il volto del santo e l'abrasione degli scudi) opera di Giovanni Gagini nel 1457.
Buon Primo Maggio!
Baxi, Anna
16.4.22
Vico della Speranza
Tra Luccoli e Soziglia c'è un breve caruggio: Vico della Speranza. Nel cuore della Maddalena, zona vivace e molto amata dai Genovesi.
Si suppone che il nome derivi dall'immagine della Madonna che troviamo collocata in una delle più belle edicole votive del nostro centro storico, nell'angolo tra Vico Superiore del Ferro e via Macelli di Soziglia. Un'edicola decorata, differente dalle altre. La nicchia è protetta da un grande drappo turchese orlato d'oro, forse voluto per "proteggere" la Madonna così venerata dagli abitanti della zona. All'interno della nicchia oggi vi è una copia, pare diversa dall'originale piccola statua della Madonna. Probabilmente la Madonna del Carmine.
Si racconta che una nave francese, il Grand-Saint-Antoine, nel 1720 stesse per entrare del porto di Genova ma, a causa di un fortissimo vento, la stessa prese un'altra rotta approdando a Marsiglia. Da quell'imbarcazione si diffonderà la peste, colpendo gravemente quella città. Il suo carico infetto, costituito da tessuti e batuffoli di cotone, proveniente dalla Siria diffuse rapidamente la peste in tutta la città causando 40.000 vittime su 90.000 abitanti. Si tratta di un episodio storico di grande importanza, ancora presente nella memoria collettiva di Marsiglia.
Pestilenza risparmiata alla nostra città (già gravemente colpita nei secoli precedenti) grazie al forte vento...
Anni dopo, come si legge scolpito nel marmo dell'edicola, gli abitanti della zona hanno voluto ringraziare e dedicare l'edicola votiva alla Madonna, confidando anche per il futuro nella sua protezione. Da qui il nome di Vico della Speranza.
Ringrazio la sensibilità di Mario per aver suggerito il tema della speranza come filo conduttore per i contributi di questi difficili giorni.
Ricordo infine San Paolo nella Lettera ai Romani (4,18) ed il versetto in cui si legge "spes contra spem" per credere nella pace sperando contro ogni speranza.
Cari Scompaginati buona Pasqua a tutti!
Anna
2.4.2022
L'arte barocca in mostra da Roma a Genova
Cari Scompaginati,
il week end scorso si sono inaugurate a Roma e a Genova due splendide, imperdibili, mostre sull'arte genovese nel Secolo d'oro (1600-1750). A Roma alle Scuderie del Quirinale fino al 3 luglio e a Genova nell'Appartamento del Doge a Palazzo Ducale fino al 10 luglio, due meravigliosi viaggi di oltre un secolo nella storia e nello splendore genovese.
Anni di impegno e di studio hanno permesso ai tre curatori Jonathan Bober, Piero Boccardo e Franco Boggero di omaggiare, in entrambe le sedi, la nostra città in maniera eccezionale!
La programmazione iniziale aveva previsto che la mostra di Roma si inaugurasse, mesi prima rispetto a questa, a Washington ma purtroppo la pandemia ha costretto l'organizzazione a rinunciare. Sarebbe stato un'altra bella occasione per Genova.
A Roma la sala dedicata a Rubens ed alle sue opere genovesi segna l'apertura di questo straordinario periodo. Allestimenti e luci esaltano i capolavori esposti. Le sale successive iniziano con "le prime generazioni di artisti genovesi che incominciano a rispondere alle novità pittoriche dei grandi forestieri (in particolare Strozzi ed Assereto), combinando varie correnti e creando nuove lingue pittoriche", così il curatore Bober. Come esempio cita La cuoca di Strozzi "l'impatto liquido del colore lo prende da Procaccini e lo studio dei bozzetti da Rubens".
L'inizio del Seicento è caratterizzato dall'arrivo in città di Van Dick. "E' così operoso che in tre anni esegue 100 ritratti delle famiglie più importanti, alcuni conservati in musei stranieri" e visitabili a Roma.
Le sale successive sono dedicate al Grechetto, De Ferrari, Borzone, Fiasella, Castello, Piola, S.Magnasco, Carlone.
Al piano superiore delle Scuderie esposti gli ultimi decenni del Seicento con, tra gli altri, Guidobono e Piola. Bozzetti del Carlone.
Non solo dipinti, il nucleo di argenti è eccezionale: argentieri fiamminghi arrivati a Genova perché attirati dalla ricchezza della città, producono argenti importanti. Sculture di Puget e Filippo Parodi. Terracotta del Maragliano. Tutte opere meravigliose.
La mostra romana si conclude con un sala dedicata interamente ad Alessandro Magnasco con Il trattenimento in Albaro che già conosciamo.
E così a Genova l'appartamento del Doge diventa "un percorso ragionato" su tutte "Le forme della Meraviglia".
"Gli ampi spazi permettono di esporre tele monumentali, quadri conservati in musei stranieri fuori dalle mete classiche" racconta Piero Boccardo alla penna di Roberta Olcese. " La selezione è rigorosa, una o due opere per ogni singolo artista. La ricchezza dei genovesi nel Cinquecento sfida quella dei regnanti europei e rende la città meta o tappa per i più importanti artisti dell'epoca che influenzeranno la pittura genovese rendendola capace di grandi capolavori.
La mostra inizia dal Paggi che lavora per il grandissimo mecenate Gio Carlo Doria. Per proseguire nelle sale successive con i quadri di Strozzi, Ansaldo, Grechetto, Piola e Camogli, Assereto e così via.
La mostra al Ducale è un invito alla scoperta del barocco genovese anche nei suoi luoghi originali. Le curatrici Besta e Priarone hanno coordinato anche una rassegna collaterale alle due mostre. All'Accademia Ligustica, nei musei di Strada Nuova, alla Galleria di Palazzo Spinola, al Museo Diocesano, a Palazzo Reale, a Palazzo Lomellino, a Palazzo Pitto, nella chiesa dell'Albergo dei Poveri, nella chiesa di San Luca, San Siro, Annunziata e del Gesù. Un percorso collegato per chi volesse approfondire.
Tutta la città quindi, con le sue chiese ed i suoi musei, partecipa alla riscoperta di tutte le meraviglie di cui siamo generosamente circondati!
Baxi, Anna
12.3.2022
Cortili ed antichi ninfei
Cari Scompaginati,
ho letto un interessante articolo pubblicato anni fa a firma della prof.ssa Luisa Cogorno che molti di voi conosceranno in quanto docente alla Facoltà di Architettura e che trova un approfondimento nel testo I giardini e i ninfei: spazi verdi e architetture illusive, in Marchi, Strada Nuova, eredità di un intervento rinascimentale a Genova, Genova, 2001.
Mi ha interessato e quindi attingo....
Nel fitto e compatto tessuto del nostro centro storico, al di là di ampi portoni, nella luce della penombra dei cortili interni, si svelano imponenti scalee di marmo con scenografici ninfei ed arredi statuari che reinterpretano la natura del giardino di villa nel palazzo di città.
Un'ampia scalea, di carattere monumentale, per lo più collocata all'interno, abbellisce l'ingresso di numerosi palazzi genovesi. Più o meno ampie corti con "architetture ardite" stupiscono gli antichi viaggiatori raggiungendo i palazzi di Strada Nuova e di via Balbi. Insospettabili statue ed arredi di marmo sorprendono lo sguardo di chi percorre la città storica.
Colpiscono, in particolare, le soluzioni architettoniche dei ninfei che presentano diverse tipologie: da quelle semplici ad un'unica nicchia sormontata quasi sempre da un ampio arco con elaborate decorazioni a stucco come in Palazzo Saluzzo Granello in via Chiabrera 7 dove la composizione si ispira a figure della mitologia marina, tema ricorrente nella nostra città che dal mare ha fatto la sua più grande ricchezza.
Oppure la soluzione architettonica con un sistema a tre nicchie, di cui quella centrale più grande, con statue ispirate alla mitologia classica, con complesse soluzioni scenografiche, in cui l'architettura si configura anche con il ricercato cromatismo dei rivestimenti e dell'acqua, come nel ninfeo di Palazzo Balbi Senarega in via Balbi 4.
Le diverse tipologie di ninfei le ritroviamo a Palazzo Doria Tursi in via Garibaldi 9 oppure a Palazzo Imperiale (Sauli De Mari), meglio conosciuto come Palazzo del Melograno, in piazza Campetto 2, oggi sede di un grande magazzino.
Apprezzato dai visitatori anche lo scenografico ninfeo di Domenico Parodi di Palazzo Podestà (Nicolosio Lomellino) in via Garibaldi 7.
Infine una curiosità: con il nome di Trattato di Ninfeo è ricordata la convenzione firmata nel 1261 da Genova, guidata dal primo capitano del popolo Guglielmo Boccanegra, e l'imperatore bizantino Michele III Paleologo.
Il trattato, stipulato a Ninfeo, prevede l'appoggio genovese nella ripresa di Costantinopoli con una flotta ormeggiata nel porto della capitale bizantina onde evitare incursioni veneziane dal mare e garantire la difesa marittima del ricostruito impero. Da parte del Paleologo vi è l'impegno a scacciare gli storici nemici genovesi dal proprio territorio, di concedere loro ogni privilegio commerciale ed il controllo marittimo degli stretti per il Mar Nero, a danno di Venezia.
In tal modo i Liguri (riassumendo dal sito Trattato di Ninfeo) occupano la costa del mar Nero che da Galata (com'è noto città genovese al di là del Corno d'Oro) comprende il grande delta del Danubio fino alla Crimea, fissando sulla costa orientale della penisola di Crimea la propria capitale con il nome di Caffa, l'attuale Feodosia.
Il trattato politico e diplomatico di Boccanegra apre un nuovo episodio dell'espansione genovese in Oriente: nel 1267 Genova si insedia a Pera, crea nuove colonie in Crimea, alle foci del Danubio e del Don, ha garantita l'apertura del Mar Nero.
(Balard, 1261. Genova nel mondo. Il trattato di Ninfeo, 2014).
Un sofisticato sistema di trasporti muove dal porto di Caffa carovane che raggiungono la Cina in sei mesi, si caricano e scaricano le navi per Galata fino a Genova.
In età genovese, Caffa è anche sede di zecca. Saranno i Russi a cancellarne l'assetto urbanistico medioevale....
Baxi, Anna
12.02.2022
Teatro della Tosse
Nel 1700 Nicolò Maria Pallavicino acquista dalla famiglia Durazzo dei terreni, in una zona gravemente danneggiata dall'artiglieria francese del 1684, nell'area compresa tra la chiesa di San Donato e quella di Sant'Agostino. Per iniziativa di Pallavicino qui viene costruita una sala teatrale che inizialmente prende il nome dalla chiesa di Sant'Agostino.
Il teatro di Sant'Agostino viene costruito nel 1702 secondo la tipica struttura italiana con la sala a ferro di cavallo con cinque ordini di palchi. Successivamente la proprietà del teatro passa alla famiglia Durazzo che lo ristruttura aggiungendo due palchi in più per fila e sopraelevando la sala con un sesto ordine destinato ad un pubblico meno abbiente (cfr. sito Teatro di Sant'Agostino).
Interessante ricordare come la famiglia Durazzo sia anche la proprietaria dell'altro teatro operistico cittadino, il Teatro del Falcone, in via Balbi. Ciò permette alla famiglia di programmare le stagioni liriche alternativamente, in modo che tra le due sale non ci sia concorrenza.
Il Teatro di Sant'Agostino, nonostante il Falcone sia pubblico e di epoca più antica ma utilizzato prevalentemente dall'aristocrazia, viene considerato come primo teatro pubblico di Genova.
Nel 1795 ospita il debutto di Nicolò Paganini per un concerto fortemente voluto dal papà per pagargli migliori studi musicali.
Il successo del teatro di Sant'Agostino e del Falcone, a cui si aggiunge la piccola sala delle Vigne, inizia a ridimensionarsi con la costruzione del Teatro Carlo Felice che a partire dal 1830 progressivamente attira tutto il pubblico e li conduce ad una temporanea chiusura.
Successivamente il teatro di Sant'Agostino diventa Teatro Nazionale e nel 1916 Gilberto Govi vi fonda la sua compagnia.
Il teatro cambia nuovamente nome, Aliseo, che mantiene fino al 1987, anno in cui nella struttura si incardina la Compagnia Teatro della Tosse, che avrà il merito di recuperare il vecchio complesso teatrale. Attualmente diviso in tre sale (Aldo Trionfo, Dino Campana, Agorà), i lavori vengono portati a termine nel 1997 rendendo il Teatro della Tosse il primo teatro multisala in Italia (cfr. per tutti i riferimenti il sito cit.)
La compagnia teatrale della Tosse è frutto, com'è noto, di un'idea di Tonino Conte, Emanuele Luzzati, Pepi Murgia, Aldo Trionfo, Pietro Boragina, Giorgio Ansaldo ed altri ancora, con l'intenzione di produrre spettacoli finalizzati al contemporaneo divertimento ed arricchimento culturale nella più ampia libertà di scelta artistica da parte dei direttori della compagnia stessa che firmavano le produzioni ( cfr. sito della Compagnia della Tosse). Il Teatro della Tosse prende il nome dalla sua prima sede, un teatro in una stradina di Genova, che si chiama appunto Salita della Tosse. Come molti di noi ricorderanno, la compagnia si è poi trasferita in via Canevari presso il Teatro Alcione, fino al 1986 anno in cui quest'ultimo viene chiuso.
Nel 1987 la Compagnia si insedia all'ex teatro Sant'Agostino, in piazza Renato Negri, anche grazie all'aiuto del Comune. Nel 2005, in occasione del trentesimo anno di attività, la Compagnia diventa una onlus, la Fondazione Luzzati- Teatro della Tosse, riconosciuta dal Ministero dei Beni e Attività Culturali.
L'attività teatrale offre da anni una programmazione divertente, stimolante ed arricchente che, superato il periodo molto critico del covid, merita di essere ancor più seguita ed apprezzata da tanti spettatori. Al tal fine allego la nuova programmazione:
https://teatrodellatosse.it/wp-content/uploads/2022/02/equilibrio-dinamico-2022.pdf
Baxi, Anna
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Un grazie speciale per il richiamo alla "spes contra spem", che risplende nella forza rivoluzionaria della Pasqua: la festa dei macigni che rotolano via :)