Axel Nielsen
I NOSTRI OSPITI
Sono nato e cresciuto
in Argentina, a Cordoba, una città vicina a bellissimi laghi, immense distese
di acqua, paesaggi selvaggi poco abitati. Questi sono i luoghi che hanno
accompagnato la mia infanzia e giovinezza nella navigazione col kajak costruito
da mio padre. Rumore dell’acqua, riflesso del sole e solitudine.
Presentarmi,
raccontare quel turbinio di immagini, emozioni e sensazioni che sono stati la
mia infanzia e la prima fase di viaggi non mi è facile. Posso dire che l’ansia
di mondo, citando (a memoria e sicuramente in modo poco preciso) una frase di
Daniel Defoe, mi colse da molto giovane.
Inseguendo la pista
della archeologia e degli scavi ho fatto diversi viaggi in Bolivia e Peru
ancora ventiduenne e gli incontri con gente di cultura, lingua e abitudini
molto diverse dalle mie fu per me come la luce che colpisce la scimmia in quel
famoso film di Kubrik. Mi si aprivano costantemente mondi e prospettive nuove.
Possibilità e strade da percorrere. Confini
da scoprire. I miei limiti da conoscere e da spostare sempre più in là.
Nel raccontarmi in
queste righe, mentre ringrazio vivamente il gentilissimo invito di Valeria
Lelli mi rendo conto che i diversi capitoli delle mie opere riflettono questo
movimento incessante, questo andirivieni tra paesi, incontrando situazioni e
persone a volte assurde, a volte inquietanti. Sicuramente arricchenti.
Nel restauro di opere
d’arte, che è la mia principale attività, con le mani si mette ordine, si
stabilizza un degrado, si ridà la forma a qualcosa che era deteriorato e magari
anche irriconoscibile. Quel che era illeggibile acquista nuovamente il suo
senso e significato. Diventa nuovamente un testo che ci racconta una storia.
Quando devo pulire o restaurare una scultura o un mobile in qualche modo sto mettendo ordine ai miei pensieri ricreando equilibrio nel piccolo caos dell’oggetto deteriorato. Così quando scrivo, cerco di dare senso ai ricordi nella costante ricerca di coincidenze o divergenze in quel lungo concatenarsi di eventi che vanno a dare forma alla nostra vita.
In questi giorni sto restaurando una barca e il pensiero che tutto si tiene come dentini di ingranaggi che girano a velocità diverse, che tutto è collegato e che siamo in viaggio anche se non ne siamo consapevoli mi assale ancora una volta. Restaurare un’imbarcazione quando devo parlare di me e della mia vita è quasi una coincidenza logica. La barca come simbolo della vita.
Già gli antichi egizi la raffiguravano ovunque nei dipinti murali come simbolo del viaggio, della vita e del trascorrere dei giorni. RA, il dio sole, il nome dell’imbarcazione di Thor Heyerdahl che attraversò l’Atlantico cercando di dimostrare la teoria dei viaggi trans oceanici degli antichi egizi, uno dei primi libri che ho letto e che mi faceva sognare ad occhi aperti con l’archeologia, la storia e l’avventura. Era uno esploratore norvegese che era andato ad abitare a Laigueglia, uno dei posti più belli della Liguria.
I vichinghi usavano le loro barche i Drakkars come monumenti funerari. Anche lì simbolo di un viaggio arrivato alla fine. Fine solo di una tappa dell’intera esistenza. Come non ricordare quel bellissimo capitoletto verso la conclusione del libro di Rene Guillot “Grishka e i Pirati”? Il ritrovamento di una nave vichinga ferma nel tempo in una caverna, tomba di un re e che viene distrutta dalle fiamme di un vulcano. Una conclusione degna della mitologia nordica. La fine del guerriero nella barca avvolta dalle fiamme della terra. Meraviglia…
Popolo di viaggiatori,
come i miei antenati danesi girovaghi esploratori ed emigranti da una Europa in
crisi ad inizio del secolo scorso verso una America Latina allora opulenta e
generosa.
Negli anni successivi
al 1989 i miei percorsi si concentrarono prima a Genova e successivamente, dopo
il 1993 in Oriente, la Turchia in particolare, dove il fascino della antica
Anatolia, di una terra densa di storia e di vita mi attirava fortemente. Lì
tutto era da vivere e scoprire. Recuperare edifici ellenistici, colonne,
capitelli, fregi lavorati… lunghi mesi di paziente lavoro in mezzo a persone di
culture e lingue diverse, istituzioni e progetti di recupero che servivano a
far rivivere pagine di bellezza nel libro della archeologia.
Scrivere come modo di
rasserenarsi e svuotarsi di qualcosa che cresce e incomincia ad avere vita
propria dentro e che poi vediamo allontanarsi e prendere la sua strada come le
barchette di carta che facevo con mio fratello da bambino, barchette che correvano veloci nei torrenti
che si formavano dopo le piogge nella strada davanti a casa.
Penso a me stesso anche
come docente, in questa fase in cui ho bisogno di trasmettere le conoscenze e
le esperienze che si sono decantate nei decenni. Mi piace raccontare agli studenti
delle diverse istituzione universitarie in cui
insegno, dall' America Latina alla Turchia che la conservazione del
Patrimonio non è solo quello materiale tangibile ma sono anche i ricordi, le tradizioni, le
memorie.
E anche questo è un
modo di dare ordine, conservare, restaurare e creare amalgamando pensieri,
conoscenze, abilità e tradizioni.
Axel Nielsen lavora nel ambito
del restauro conservativo in Liguria e nel nord d’Italia da più di 30 anni.
Specializzato nel restauro architettonico presso l’Università di Genova,
Facoltà di Architettura, ha realizzato innumerevoli restauri di manufatti in
pietra, metalli e stucco per i musei genovesi.
Titolare della ditta Nielsen
Restauri, la eseguito il restauro di edicole votive del centro storico genovese, monumenti “Il Navigatore” di Anton Maria Morera, il
Vittorio Emanuele di S. Margherita Ligure, Il Rubattino di piazza Caricamento,
il Balilla di piazza Piccapietra, la Magdalena addolorata di Antonio Canova il
Ratto di Proserpina di Bernardo Schiaffino a Palazzo Reale, ecc.
Ha una vasta esperienza
internazionale risultato di anni di lavoro nei cantieri di conservazione e anastilosi
delle strutture murarie e colonnati a Hierapolis (Pamukkale, Turchia); attività
docente presso le Università di Cordoba, Argentina (Istituto Italiano di
Cultura, Facoltà di Architettura, Master in Conservazione del patrimonio) Università di Genova, (Facoltà di
Architettura) Università Don Bosco, Campo Grande, Brasile. In Turchia collabora
con le Università di Bilkent, Gazi e M.E.T.U.
Autore del libro “Tracce,
insicure indagini sulla memoria, forse” e di “Circolari conversazioni con la
memoria”, pubblicati da Il Canneto editore.
(cliccate sulle copertine per leggere le introduzioni dell'autore)